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Recensione di “Il profumo delle rose gialle” di Elisa Barone

Ho trovato questo romanzo intitolato “Il profumo delle rose gialle” oltreche’ ben scritto, anche molto accattivante perché nella cornice di una storia d’amore e di maternità Elisa Barone costringe il lettore a porsi un’inquietante quesito ed a considerare un aspetto spesso taciuto, perché umanamente sconveniente da sollevare, circa un’istituto buono e giusto come quello dell’adozione. Ma a questo ci arriveremo dopo, parliamo prima un po’ della storia. Il libro percorre la vita di una donna, Flora, a cominciare da quando a soli 20 anni, incontra il grande amore della sua vita, Vinicio. La loro storia come nelle più belle favole si corona con il matrimonio, poi la gravidanza, che purtroppo, come nei peggiori incubi per un genitore si conclude con un parto difficile e fatale per il nascituro. Flora cade nella più profonda disperazione e trova la forza di rialzarsi solo grazie ad un regalo del destino, che forse per rimediare al brutto colpo riservatole, le regala la possibilità di adottare una bambina a soli 20 giorni dalla nascita. L’anima folle di dolore di Flora percepirà quella bambina come la reincarnazione della figlia persa. Struggente è il tentativo, per niente insolito di una madre, di immaginare il figlio perduto come un angelo o un’ anima che prima o poi torna a dare segni della sua presenza!
La piccola Sara cresce ma si rivelerà una bambina cattiva, sadica e priva di empatia anche e sopratutto nei confronti dei familiari. Flora,accecata dall’amore per questa figlia “ritrovata”,sarà incapace di affrontare la realta’.A questo punto la storia prende secondo me una piega un po’ thriller e a tal proposito credo che alla maggior parte dei lettori venga naturale porsi questo interrogativo inquietante: la cattiveria di Sara avra’ origine genetica o sara’ frutto della consapevolezza dolorosa di essere stata abbandonata dai genitori biologici? L’ipotesi genetica fa rabbrividire e spalanca scenari agghiaccianti, quella psicologica spaventa meno ma è solo limitatamente rassicurante.
E dunque arriviamo all’aspetto accennato nella premessa,che è forte perché getta un’ombra di dubbio sull’opportunita’ e la “convenienza” di diventare genitori ricorrendo all’adozione di un bambino orfano. La cura degli orfani è uno dei gesti di amore più belli, ed e’ universalmente riconosciuto tale da qualsiasi religione e morale diffusa nel mondo. Una riflessione sugli aspetti imprevisti e negativi e’ quasi un tabu’, tuttavia è estremamente interessante da affrontare! A dire il vero non so se fra gli intenti narrativi dell’autrice ci sia anche quello di sollevare questo problema o se in realta’ si tratti unicamente di una proiezione della mia personale sensibilità di lettrice. Giudicate voi e magari fatemi sapere se ne avete voglia! Buona lettura!

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