Viaggi

Gangi, un Borgo da visitare

Gangi si trova a più di 1000 metri slm, la sorpresa per chi non c’è mai stato è notevole. Ci si aspetta un paese di montagna e trovi invece un gioiello senza tempo.  Una bellezza struggente e che lascia attoniti: paesaggi profondi e infiniti, una grande passione coinvolge gli amministratori che sono riusciti a mantenere intatta una tradizione di buongoverno che produce ottimi risultati in campo turistico. Numerosi gli eventi culturali e i musei (particolare quello delle armi moderne). Consiglio fortemente la Trattoria Sant’Anna. Notevole l’antipasto Sant’Anna (Ricca carrellata di antipasti freddi e caldi con formaggi, salumi conserve e fritture). Carpaccio di manzo con verdure e pachino. Tagliere Sant’Anna (selezione di pregiati salumi locali con miele o marmellate locali).
La Carne è da assaggiare, ma ho trovato fantastici i primi:
Lasagne fresche alle verdure e Maccheroni alla pastorella con pomodoro fresco, finocchietto selvatico, salsiccia e ricotta fresca. Gangi mi lascia sorpreso ed emozionato, in fondo non è questo il senso del viaggio?

Gianfranco Natale
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Nel territorio di Gangi i ritrovamenti più antichi risalgono alla età del bronzo antica, nell’epoca caratterizzata dalla cultura di Castelluccio, come testimoniato da necropoli costituite da tombe a grotticella rinvenute nel sito di Serra del Vento e nelle contrade Regiovanni e Zappaiello, a circa dieci chilometri dall’attuale centro abitato. A lungo fu identificata con la leggendaria città cretese di Engyon. Accreditati eruditi, studiosi di ieri e di oggi collocano Engio proprio dalle parti di Gangi (Gangivecchio o Alburchia). Alcune evidenze archeologiche appaiono confermare ciò. Un’accreditata storiografia, di lunga data, scrive della distruzione del paese avvenuta nel 1299 ad opera di Federico III durante la guerra dei Vespri. Fu ricostruita su un monte vicino: il Marone. I primi documenti storiografici attestano l’esistenza di Gangi (allora ubicata nel sito originario di contrada Gangivecchio) nel XII secolo. Fu poi compresa nei possedimenti della contea di Geraci: nel 1195 Enrico VI di Svevia, che nell’anno precedente aveva sottomesso la Sicilia e ne era stato incoronato re, assegnò alla famiglia de Craon, nella persona della contessa Guerrera, le divise pertinenti alla contea, i cui confini furono definiti includendo il territorio di Gangi. Dal XIII secolo la contea di Geraci passò sotto la dominazione dei nobili Ventimiglia.

Dalla fine del XV secolo, Gangi, come il resto della Sicilia ormai parte dell’Impero spagnolo, fu soggetta all’Inquisizione. Qui fu torturato e giustiziato il priore dei benedettini di Gangivecchio.

A metà del XVI secolo i censimenti e i riveli indicano un numero di circa 4000 abitanti, un migliaio di abitazioni e altrettanti nuclei familiari. Nel 1572 circa fu fondata la compagnia dei Bianchi che accoglieva gli elementi socialmente ed economicamente più in vista della società gangitana.

Nel 1625 un esponente dei Graffeo acquistò dai Ventimiglia il territorio di Gangi, ottenendo nel 1629 il titolo di Principe di Gangi per concessione di Filippo IV di Spagna. Il titolo rimase ai Graffeo fino al 1652, quando passò per dote matrimoniale al principe di Valguarnera, la cui casata conservò il titolo fino al XIX secolo.  Nel Settecento furono fondate delle Accademie. La più nota fu quella degli Industriosi interna al mondo massonico. Fu costruita la Chiesa della Badia annessa al monastero delle benedettine su progetto di don Cataldo La Punzina arciprete della Chiesa di San Nicolò. Dal punto di vista socio-economico si comincia a diffondere l’enfiteusi riguardante anche alcune terre della chiesa. Il 1º gennaio 1926 il prefetto Cesare Mori compì quella che probabilmente fu la sua più famosa azione, e cioè quello che viene ricordato come l’assedio di Gangi, roccaforte di numerosi gruppi criminali. Con numerosi uomini dei Carabinieri e della Polizia fece rastrellare il paese casa per casa, arrestando banditi, mafiosi e latitanti vari. I metodi attuati durante quest’azione furono particolarmente duri e Mori non esitò a usare donne e bambini come ostaggi per costringere i malavitosi ad arrendersi.

 

 

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