Interviste

Intervista all’autrice Elda Panniello!

Cominciamo questa nuova settimana affrontando delle tematiche tanto delicate quanto importanti. Ce ne parla Elda Panniello in un’intervista svolta in occasione della pubblicazione del sul libro: “Separazione e divorzio nella prospettiva dell’uomo violento – Vademecum per coppie in crisi: consigli legali”

  • Affrontare un divorzio non è mai semplice, né per i coniugi né, tantomeno, per i figli. Come si potrebbe affrontare la questione e sensibilizzare maggiormente le persone a riguardo? Crede che trattare l’argomento nelle scuole possa essere un
    modo per andare incontro alle problematiche e alle difficoltà che vivono i figli in un momento così delicato?

Premetto che in Italia vi è una differenza fondamentale tra la separazione e il divorzio
tra coniugi, sebbene la procedura della separazione sia sempre indispensabile prima di arrivare al divorzio. Lo dico perché in Italia vi è ancora un po’ di confusione a riguardo.
E’ logico, però, che un evento di separazione incide sempre negativamente sulla coppia,
in quanto comunque si tratta di un evento traumatico, e ciò concerne sia i coniugi che i
figli, qualora presenti. Il divorzio, infatti, comporta un’enorme quota di investimento
non solo di tipo economico e legale, specie nei casi di separazione giudiziale, ma anche
e soprattutto di tipo affettivo. A mio parere per affrontare la questione in maniera
proficua, è opportuno lavorare, come avvocato, in sinergia con altri professionisti, come psicologi, educatori, insegnanti.
Quando i coniugi si rivolgono ad un Avvocato è perché hanno già elaborato che la
situazione familiare che vivono è in forte crisi, e dunque vogliono porvi fine con uno
strumento opportuno che la legge oggigiorno mette loro a disposizione. Questo passaggio, per lo più psicologico, non è detto però che avvenga in modo contemporaneo per entrambi i coniugi. In questi casi, il consiglio che i legali dovrebbero dare al coniuge che si rivolge a loro studio è quello di cercare degli accordi anche con l’altro coniuge, per poi giungere ad una separazione consensuale ed evitare quella giudiziale, per più onerosa sotto più punti di vista. Ciò al fine di tutelare gli interessi dei figli che durante separazione vivono senz’altro un evento traumatico. In definitiva, per quanto possibile, è doveroso porre allo stesso livello tutte le parti in gioco, affinché non si creino squilibri psicologici e sociali.
Come dicevo, senza alcun dubbio insegnanti, ma anche avvocati, o psicologi sensibilizzati e formati sulla tematica della separazione tra coniugi, potrebbero fungere da terzi esterni alle dinamiche familiari e agenti in favore del benessere del minore. In tale contesto, la scuola dovrebbe essere attenta a cogliere i segnali di disagio che il minore può presentare attraverso il gioco, o verbalmente. La scuola, ovvero, può collaborare con altri professionisti per una corretta lettura degli stessi segnali e per aiutare il bambino. Quest’ultimo, in questa fase molto delicata della sua vita, può vedere
nella scuola la sostituzione della figura accudente, che in quel momento magari in
famiglia sta mancando. Può pensare ad essa, e quindi all’insegnante, come una figura
esterna nella quel riporre dubbi paure e fragilità. Ovvero una figura nella quale può
trovare protezione, se tale protezione non arriva dalla famiglia, impegnata nelle pratiche
di separazione.
Parlare di separazione all’interno delle scuole, pertanto, può essere di aiuto, non soltanto
per i figli, ma anche per i genitori. La scuola allo stesso modo dovrebbe infatti porsi verso i genitori in modo tale da favorire la loro funzione genitoriale. Informando su cosa
sta avvenendo in famiglia, la scuola permetterebbe ai bambini di elaborare meglio il proprio vissuto e ai genitori di conservare la funzione di madre e padre che compete
loro, senza farla passare in secondo piano.

  • Quando si tratta di violenza come motivo alla base di una separazione, il dolore
    per una donna è, senza dubbio, maggiore e ulteriormente difficile da superare.
    Nonostante si tratti di una tematica quanto mai attuale, il problema persiste
    inesorabilmente. Quali sono i passi che una donna deve compiere per uscire da
    questa difficile situazione?

Quando una donna decide di separarsi da un marito violento è evidente che la situazione
diventa molto più delicata rispetto ad una separazione tra coniugi dove il marito è,
invece, un partner che rispetta l’altro coniuge. Purtroppo la violenza sulle donne è un
dramma molto attuale e a volte anche molto sottovalutato.
Innanzitutto, il compito di un professionista è far capire alla donna che quella che sta
subendo è una violenza. Difatti una donna, molto spesso, anche se è maltrattata, non
sente di esserlo, perché si “riconosce” in quel ruolo. Non si tratta solo di botte e insulti
che potrebbero verificarsi anche durante un litigio in una coppia molto conflittuale. Si
tratta, di vere e proprie violenze che si riflettono in un rapporto del tutto asimmetrico
dove la donna è sottomessa al marito e non c’è nessuna possibilità di dialogo. Il primo
passo veramente importante da compiere è dunque fare rendere conto alla donna di tale
rapporto asimmetrico, che in genere rende la donna sola, lontana dai propri affetti, dalle
amiche, dalle proprie passioni anche più semplici, relegandola alla solitudine.
Spesso però per una donna è difficile fare il primo passo per uscire da una situazione del
genere, dove magari ci sono anche altri fattori familiari, di vergogna o di orgoglio da
vincere. E’ ciò accade sia per questa sua situazione di solitudine, sia perché la violenza
non è sempre quotidiana, ma è ciclica. Il compagno violento può dire di essersi pentito,
che non si comporterà più così, che domani sarà diverso. E una donna, almeno all’inizio,
ci crede. La donna riesce ad agire solo quando comprende che nulla cambierà. Ma per
farlo è opportuno supportarla, darle coraggio, gli strumenti di tutela. Farle capire che c’è
un’altra vita fuori dalla violenza, e che tutto non può far altro che esserle d’aiuto.
In ultimo, bisogna effettivamente tutelare la donna.
Una volta che la donna ha deciso di parlare con qualcuno, è sulla via giusta: ma è
obbligatorio che lo faccia con le persone giuste, che la tutelino, indipendentemente che
si tratti di un centro antiviolenza o di uno studio legale.

  • Potrebbe essere la lettura di saggi come il suo, un mezzo per “entrare nelle case”
    dei tanti, contribuire alla sensibilizzazione e, quindi, portare a una maggiore consapevolezza delle problematiche che comporta un divorzio? D’altronde la conoscenza è il primo passo verso la risoluzione.

Certo, lo scopo del libro è proprio quello di informare le coppie in crisi a cosa vanno
incontro a seguito di una separazione o di un divorzio, far conoscere i propri diritti
anche al fine di evitare ulteriori ed inutili conflitti tra i partner. Mettere al servizio della
società la mia esperienza professionale è d’altronde uno degli obiettivi della mia
professione. Con la mia esperienza professionale ho visto che a volte è proprio la
conoscenza che aiuta le donne a fuoriuscire, ad esempio, da vere e proprie relazioni
violente. Ma la conoscenza aiuta anche ad affrontare con successo situazioni di crisi più
normali, poiché la normativa offre strade che a volte le coppie non conoscono, ma che
sono molto più semplici della separazione giudiziale.

  • Le tematiche affrontate nel suo libro sono perfettamente in linea con la sua
    carriera lavorativa. Potrebbe essere questa, quindi, la missione che si è posta, in generale, nella scrittura? Diffondere i suoi ideali e il suo messaggio per quanto
    riguarda un argomento che le sta a cuore? Intende portare avanti altri progetti simili?

Esattamente. Con il mio libro voglio diffondere non soltanto la passione per il mio
lavoro, ma anche e soprattutto il significato della mia esperienza professionale. La
scrittura aiuta a soffermarsi su ciò che si fa o si è fatto, su ciò che è possibile fare per
migliorarsi, o sul bene che è possibile dare, da un punto di vista professionale, a una
coppia in crisi. In particolare per quanto concerne le donne vittime di violenza, cui il
libro vuole in modo speciale rivolgersi. Mettere al servizio della società la mia
esperienza professionale è uno dei miei obiettivi, ritengo che in futuro possa realizzare
altri progetti simili con ulteriori approfondimenti aggiornamenti sulle medesime tematiche trattate nel libro, temi che mi stanno molto a cuore!

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