Libri

Vivere nel vuoto

La biglia è un romanzo di Tiziano Pedrazzoli – casa editrice Kimerik – un’opera interessante per il tema trattato, quello dei problemi psichiatrici e delle  strutture per la loro cura. Immediatamente dopo la lettura del libro ho colto l’occasione per intervistarlo e chiarire alcuni punti oscuri che potrebbero darci la chiave di lettura, ma anche per conoscerlo un po’ meglio, un modo per andare  al di là delle poche righe delle note sull’autore.

Partiamo dal titolo: cosa simboleggia la biglia? La biglia simboleggia principalmente la “rabbia” e il “viaggio”.Tutta la “rabbia” repressa viene scagliata contro la disarmonia emotiva. Quella biglia di vetro lanciata contro la madre come fosse un tiranno da distruggere.  Una sfera che, all’interno d’un incubo reclamante, simboleggia la linea demarcante tra lucidità e follia, tra urla e silenzio ma soprattutto simboleggia l’angoscia che porta con se fino al momento in cui sparisce all’interno di quel cranio confuso ritrovando la pace interiore. La biglia simboleggia anche il “viaggio”. Un viaggio che verte in una sola direzione senza possibilità di tornare indietro. Un cammino composto dal presente tormentato, da un passato nostalgico ed ironico e un futuro poco chiaro, un futuro ricco di domande e infinite paure. La biglia simboleggia anche lo stile narrativo del libro: sferico.  (il romanzo inizia e finisce nello stesso modo anche se con esito opposto).

Cosa ha significato per lei questo suo romanzo? Ci tengo a precisare che non è il mio primo romanzo pubblicato ma sono alla mia quinta pubblicazione: nel 2007 ho pubblicato un libro irriverente, ironico e nostalgico sugli anni 80 “Dal cestino al motorino” e nello stesso anno “Pensieri senza tempo” una raccolta di pensieri aulici. Nel 2010 ho pubblicato un thriller schizofrenico, sottile e beffardo dal titolo: “30minuti +/-“ Nel 2011 ho pubblicato la seconda raccolta di pensieri poetici dal titolo: “Pensieri dal nero profumo” un cammino respirato con naturalezza e infinte emozioni. Confrontando le varie esperienze letterarie posso dire che la maturazione lenta e ponderata ha dato frutti sempre più gustosi e inaspettati. La “Biglia” credo sia il romanzo che racchiuda ogni parte creativa e introspettiva dell’autore. Ogni libro che ho scritto è legato ad un’esperienza unica sotto ogni aspetto.

Perché ha trattato un argomento così ostico e difficile come solo può esserlo quello di coloro che soffrono di problemi psichiatrici? Come avrà già potuto constatare dalle mie precedenti pubblicazioni la psicologia è un argomento che mi affascina molto. Posso affermare con assoluta certezza che cerco sempre di analizzare o di capire quanto più posso attraverso la psicanalisi auto-indotta. Mi capire i perché di determinati comportamenti o di insolite reazioni. Scrivere per me e un fatto terapeutico. Tento di esorcizzare ogni sorta di stimolo represso in modo tale da poter scaricare, attraverso la scrittura, ogni sorta di emozione incontrollata. Quando scrivo e come dialogassi con un ipotetico lettore, un lettore al quanto critico, un lettore che giudica, che mi tormenta, mi sfida, mi affascina. In questo libro ho voluto raccontare in prima persona il cammino ostico e tormentato di chi vive perennemente nel vuoto. Ho provato, attraverso ricordi infantili e aneddoti romanzati, ad inventare una via d’uscita per chi crede di poter vivere veramente e non solo sopravvivere per sempre con pillole e terapie indotte. Ho avuto esperienze personali che mi hanno aiutato a comprendere fino in fondo i disagi e le paure primitive di chi non è assolutamente capace di vedere oltre il tramonto di un giorno qualunque. Spero di essere riuscito a trasmettere, attraverso descrizioni semplici e fotografiche, emozioni pure e contrastanti che ho voluto portare all’attenzione del lettore anche di quello più scettico e razionale.

Si è ispirato ad un fatto realmente accaduto? Si mi sono ispirato a un fatto vero. Un cammino intrapreso circa 20 anni fa e non ancora terminato. Ciò che è raccontato nel romanzo e costituito da un presente completamente inventato con situazioni e personaggi nate da un concepimento mentale. Un presente anche legato da immagini e ricordi di quando, da bambino in compagnia dei miei genitori, facevo visita ad uno zio ricoverato da anni in un istituto psichiatrico. Ricordo con estrema chiarezza ogni dettaglio di quell’ambiente parallelo. Ho voluto provare ad indossare quelle sensazioni che provava quel uomo ormai sciupato dalla cura che a volte risultava peggio della malattia stessa. Il “viaggio” è ricco di flash-back che portano ad esperienze romanzate ma anche’esse realmente accadute nel corso della mia vita raccontate con estrema ironia senza giudizio con infinita originalità legata ai tempi in cui tutto era permesso. (almeno lo credevo)

 Quanto tempo ha impiegato a scrivere il suo libro? La stesura è avvenuta in due fasi ben precise. Il libro inizialmente doveva solo essere un sequel del primo libro che scrissi nel 2007: “Dal Cestino al Motorino” (un breve romanzo costituito da aneddoti divertenti ed ironici, una sorta di avventuriero strampalato degli anni 80). Si sarebbe dovuto chiamare “Dalla Cucina all’Officina” e mantenere la stessa linea narrativa. Solo che, dopo un attenta analisi del contenuto, capii che mancava la maturazione, la profondità, l’esperienza letteraria che sentivo essermi maturata dentro. Così iniziai a rivedere ogni cosa, a modificare ed aggiungere una trama particolareggiata che senza grande sforzo stavo già finendo di scrivere. Tra la prima stesura e il completamento del romanzo sono passati circa due anni.

Cosa sta meditando per il futuro? Ho scoperto molto dardi di avere il dono della “Parola” anche se riconosco i miei limiti e non mi reputo un scrittore. Sono una creatura acquatica che vive tra cielo e terra, sono qualcuno che attraverso i suoi racconti riesce a far sorridere, anche solo per un breve istante, chi ha una lacrima nel taschino da sempre. E questo è il mio obbiettivo in questo mondo stampato. Per il futuro spero di trovare nuove ispirazioni che possano un giorno diventare pagine dipinte ed inghiottite da avidi lettori.

Quale argomento vorrebbe approfondire in una sua prossima opera? Per la mia prossima opera sono molto ispirato da un argomento molto attuale e di tendenza. Legato anch’esso all’analisi psicologica ed irriverente con un pizzico di denuncia sociale. Non voglio rivelare nulla. Posso solo annunciare il titolo del romanzo: “Chat-line…il mercato della carne”. Ma questa è tutta un’altra storia.

 Ringrazio l’autore per la bella intervista, molto ispiratrice!

 

Anna Pizzini

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