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“Hanno ucciso l’Uomo Ragno” – Una serie sorprendente che illumina gli anni ’80 e ’90 italiani con dialoghi indimenticabili

Che errore! Incredibile! Stavo quasi per perdermi una serie che mi sta entusiasmando. Lo ammetto: il solito pregiudizio italico, secondo cui le produzioni italiane avrebbero meno spessore rispetto alle “americanate”. E invece, questa volta la serie è un proiettile che spara dritto negli anni ’80, diventando fantasmagorica e profonda.

Iridescente perché illumina un mondo che chi non ha vissuto quegli anni ora può comprendere meglio; profonda perché c’è malinconia, pathos e dolore di un’Italia adolescente, che andava lenta come i balli lenti e forte come la musica metallica degli anni ’70.

Che serie!
Bellissima! Da vedere!

“Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883” è una miniserie che brilla per la qualità della scrittura e la cura nei dialoghi, offrendo una narrazione vivida degli esordi degli 883 nella Pavia degli anni ’90. La serie segue l’incontro tra Max Pezzali, interpretato da Elia Nuzzolo, e Mauro Repetto, interpretato da Matteo Oscar Giuggioli, mostrandoci il percorso che li ha portati al successo. Sydney Sibilia, con Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone alla sceneggiatura, e Francesco Ebbasta alla regia, hanno saputo creare un’opera coinvolgente e fedele allo spirito della band.

Un progetto sorprendente e curato, in cui la scrittura è il vero punto di forza. Voto: 8,5.

Kiamarsi magazine: tutti i diritti sono riservati
Piattaforma: Sky
Voto: 8,5
Età: 16+

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