Il film di Michele Alhaique “Senza nessuna pietà”
“L’occhio cinefilo”: recensione film “SENZA NESSUNA PIETà” di Michele Alhaique
Dal 18 settembre al cinema;
L’opera prima di Michele Alhaique è un esordio ben riuscito, un film coraggioso e pungente, un noir cupo ambientato in una Roma di periferia con una atmosfera plumbea. Alhaique è un regista “particolare”, con molta inventiva, talento e storie da raccontare, molto “avan-gard”, con un trascorso nei corti, “IL TORNEO”, nastro d’argento di categoria nel 2008; un regista originale che firma un noir crudo supportato da un ottimo cast tra cui spicca la brillante prova di Pierfrancesco Favino e con Ninetto Davoli, Greta Scarano, Adriano Giannini. Appena passato con ottimi risultati alla 71° mostra del cinema di Venezia è la storia della famiglia Santilli, truffatori, estorsori e quant’altro nel campo dell’edilizia che agiscono in questa periferia romana fatta di palazzi-mostri, abusivismo, ricatti, mazzette, appalti truccati; il capo Ninetto Davoli è un padre autorevole e privo di scrupoli di Manuel (Adriano Giannini), ricattatore viziato e arrogante, ripugnante nel suo sadismo; ed è uno zio senza pietà di Mimmo (Pierfrancesco Favino), taciturno, volitivo e scontento di ciò che fa, una specie di vulcano pronto ad esplodere che detesta il proprio lavoro di riscossore di crediti scaduti con metodi non proprio legittimi, è un Santilli ma vorrebbe svincolarsi. Un giorno il destino gli offre l’opportunità di provare a riscattarsi quando deve andare a prendere una ragazza dell’est e portarla come trofeo al cugino Manuel che la farà diventare una escort a suo piacimento; da qui nascono conflitti, malintesi, sentimenti contrastanti, reazioni esplosive, riflessioni crudeli fino al finale non ottimistico. Scritto dallo stesso Alhaique con Andrea Garello e Emanuele Scarigi, il film offre uno squarcio di una solitudine umana senza pari con una prima parte di sorprendente efficacia e con una buona profondità psicologica di tutti i personaggi ed in particolare di Mimmo-Favino, cupo, imbolsito e rabbioso come l’ambiente che lo circonda, che riesce con il suo solo sguardo a descrivere una umanità senza pietà del titolo del film ed un desiderio di riscatto impellente ed esplosivo. Il film perde un po’ di brillantezza quando indugia troppo sulla tensione dei dialoghi e quando insiste sui rimandi temporali, gli effetti musicali e fotografici nonostante il cast resiste al ridondante fatalismo noir di cui il film è pieno. Resta comunque una opera prima godibilissima, dal forte impatto psicologico, disinvolto e senza soggezione da parte del regista di soffermarsi sui dettagli e sull’ambientazione lasciando così una impronta personale sul film.
DANIELA MEROLA