Inizia la proiezione di “Magic in the moonlight” di Woddy Allen
“L’OCCHIO CINEFILO”: recensione film “MAGIC IN THE MOONLIGHT” di WOODY ALLEN
Dal 4 dicembre 2014 al cinema;
Il ritorno di Woody Allen alla regia con “MAGIC IN THE MOONLIGHT” è sempre un piacevole e atteso ritorno; una commedia umana che va vista e goduta perché è una commedia Alleniana e possiede quel senso di magnetismo innegabile. L’ambientazione sulla French Riviera nell’età del jazz è perfetta e crea una avvolgente atmosfera. Questo è il 44° film del regista newyorkese, non il suo migliore, ma comunque delizioso, tratta di un tema caro al regista, la magia e i suoi corollari, l’illusionismo e l’ipnosi, tema della magia che aveva già trattato in “ALICE” (1990), “LA MALEDIZIONE DELLO SCORPIONE DI GIADA”(2001) e “SCOOP”(2006). La storia inizia con il cinquantenne disilluso e scettico Stanley Crawford (un meraviglioso Colin Firth) che si esibisce con enorme successo a Berlino travestito dal mago cinese WEI LING SOO. Un collega lo contatta per occuparsi di un caso che gli ha offerto una famiglia americana e questi chiede aiuto a Stanley per proporgli di smascherare una medium che in costa azzurra in Francia sta prendendo per i fondelli una importante famiglia americana, i Catledge. Stanley Crawford è notoriamente ostile verso tutti gli impostori che inquinano la nobile arte della magia e fa di tutto per smascherarli; accetta così il caso. La medium è una bellissima ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi di nome Sophie e ha al seguito una mamma alquanto saccente; Emma Stone dona una freschezza e una incisività notevole al personaggio rendendola davvero accattivante. Va da sé che l’illusionista resta colpito e spiazzato dalla purezza dell’animo di Sophie e dalle sue reali doti di veggenza e illusionismo. La trama è un po’ banale ma è comunque coinvolgente nelle atmosfere e nei dialoghi e il tocco “magico” di Allen si vede in maniera decisa. La soave e sottile malinconia che pervade il film lo rende un film gradevolissimo. Il film rappresenta l’eterna diatriba tra fede e agnosticismo, tra verità e menzogna, tra ragione e metafisica; i dubbi, le incertezze che affiorano nel protagonista maschile catapultano il film in un rovesciamento di ruoli e certezze consolidate; cosa è reale davvero? Cosa sono le illusioni? Esiste la “MAGIA” in senso lato? Sono proprio questi interrogativi a reggere tutto il film e si mescolano con lo scetticismo e la razionalità dimostrando che la vera illusione, il vero incantesimo, la vera magia sta nell’aver fiducia nell’essere umano, nel credere nei sentimenti, è trovare qualcosa di inaspettato e non negarlo, ma accettarlo.
DANIELA MEROLA