La lingua siciliana
Un po’ di ripasso: la lingua siciliana
La culla della lingua italiana è senza dubbio la scuola poetica siciliana di Federico II, del resto non è un caso che il sonetto nasca dal sicilianissimo Jacopo da Lentini.
La lingua siciliana (nome nativo sicilianu) è un idioma appartenente alla famiglia indoeuropea ed è costituito dall’insieme dei dialetti italo-romanzi parlati in Sicilia, nelle isole minori dell’arcipelago siciliano e nella propaggine meridionale della Calabria, e nel Salento.
Classificazione linguistica
Essendo classificabile come «dialetto romanzo primario», l’idioma della Sicilia in ambito accademico e nella letteratura scientifica italiani è sovente indicato come dialetto siciliano; le parlate siciliane sono classificate tra i dialetti italiani meridionali estremi, al pari del salentino e del calabrese centro-meridionale (quest’ultimo gruppo, costituito dai dialetti calabresi che vanno dall’estremità meridionale fino, grosso modo, all’istmo di Catanzaro, sono spesso considerati una «propaggine continentale» del siciliano, soprattutto per quanto riguarda i dialetti di area reggina: in tal senso, lo Stretto di Messina, che pur costituisce un’evidente frattura tra l’isola e il continente in senso geografico, non ha mai rappresentato una linea di confine linguistico tra la cuspide messinese e la Calabria).
Altri studiosi, fra cui l’organizzazione Ethnologue e l’UNESCO, descrivono il siciliano come «abbastanza distinto dall’italiano tipico tanto da poter essere considerato un idioma separato», il che apparirebbe dall’analisi dei sistemi fonologici, morfologici e sintattici, nonché per quanto riguarda il lessico.
Peraltro il siciliano non è una lingua che deriva dall’italiano, ma – al pari di questo – direttamente dal latino volgare, e costituì la prima lingua letteraria italiana, già nella prima metà del XIII secolo, nell’ambito della Scuola siciliana. Anche l’UNESCO riconosce al siciliano lo status di lingua madre, motivo per cui i siciliani sono descritti come bilingui, e lo classifica tra le lingue europee “vulnerabili”.
Inoltre la lingua siciliana potrebbe essere ritenuta una lingua regionale o minoritaria ai sensi della Carta europea per le lingue regionali e minoritarie, che all’articolo 1 afferma che per “lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue … che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato”.
Alcuni studiosi asseriscono che il siciliano sia la più antica lingua romanza, ma tale ipotesi non è diffusa nel mondo accademico.
Il siciliano è dal 1951 materia di ricerca del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, con sede a Palermo, che si propone di promuovere gli studi sull’idioma isolano antico e moderno. Nel 2016 è nata un’associazione, Cademia Siciliana, che porta avanti diverse iniziative ai fini della sua divulgazione, tra le quali la standardizzazione della sua ortografia e la sua diffusione in ambiente informatico]. Il 18 febbraio 2017 è stata fondata l’Accademia della Lingua Siciliana, associazione di promozione culturale con sede a Palermo, che promuove le conoscenze sulla lingua siciliana ed ha emanato dei consigli per evitare di commettere errori quando si scrive in siciliano. Nel 2011 l’Assemblea regionale siciliana ha approvato una legge che promuove il patrimonio linguistico e la letteratura siciliana nelle scuole.
Distribuzione geografica
Il siciliano nelle sue varietà è correntemente parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, oltre che da un numero imprecisato di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua, in particolare quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA (dove addirittura si è formato il Siculish), in Canada, in Australia, in Argentina, in Uruguay, in Venezuela, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale.
Lingua ufficiale
Pur non avendo nessun esplicito riconoscimento né da parte della Repubblica Italiana né dalla Regione Siciliana, il siciliano è stato al centro di alcune iniziative legislative regionali: se il decreto presidenziale del 1951 era incentrato piuttosto su un rinnovamento dei programmi scolastici che tenesse conto anche della cultura dialettale in generale, le leggi regionali promulgate nel 1981 e nel 2011 recano precise norme sulla valorizzazione e sull’insegnamento del patrimonio linguistico isolano nelle scuole. Inoltre, il siciliano – attraverso il dialetto reggino – è promosso in base ad una legge regionale del 2012 promulgata dalla Regione Calabria, la quale tutela il patrimonio dialettale calabrese.
Dal 1951 il Centro di studi filologici e linguistici siciliani, con sede presso l’Università di Palermo, patrocinato dalla Presidenza della Regione Siciliana e dai rettori delle università siciliane, promuove gli studi sul siciliano antico e moderno, con una speciale attenzione rivolta al mondo della scuola, per un corretto approccio alla storia linguistica della Sicilia. L’attività del Centro è sostenuta dalla Legge regionale n. 54 del 21 agosto 1984.
I comuni di Bivona, nell’agrigentino, e di Caltagirone e Grammichele, nel catanese, riconoscono ufficialmente nei loro statuti la lingua siciliana, che assumono “come valore storico e cultura inalienabile”.
Nel 2012 la collaborazione tra l’Università di Palermo e la Universidad Nacional de Rosario ha portato alla fondazione, in Argentina, del Centro de Estudios Sicilianos accompagnata dall’istituzione di una cattedra di “Cultura e lingua siciliana”.
Nell’anno accademico 2016-17 è stata istituita presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Manouba di Tunisi una cattedra di Lingua e Cultura Siciliana, come materia complementare nel cursus del Master d’italianistica, curata dal prof. Alfonso Campisi.
L’organizzazione internazionale no-profit Arba Sicula, con sede a New York, pubblica l’omonima rivista bilingue in inglese e in siciliano. Nel 2004 è stata avviata un’edizione in lingua siciliana di Wikipedia, che al 7 maggio 2021 annovera 26 146 voci.
Dialetti siciliani
Occidentale (nella città metropolitana di Palermo, nel consorzio comunale di Trapani ed in una buona porzione della zona centro-occidentale di quello di Agrigento; 1 milione e 600 000 circa di parlanti.)
Centro-Occidentale o agrigentino (nella maggior parte del consorzio comunale di Agrigento; 450 000 circa)
Metafonetica centrale (nei consorzi comunali di Enna e di Caltanissetta, nella zona sud-orientale del consorzio comunale di Agrigento e nei comuni delle Madonie, nella città metropolitana di Palermo; 400 000 circa)
Metafonetica sudorientale (nel consorzio comunale di Ragusa e nella parte meridionale della città metropolitana di Catania e del consorzio comunale di Siracusa; 350 000 circa)
Non metafonetica orientale (nella città metropolitana di Catania e nel consorzio comunale di Siracusa, fatta eccezione per le rispettive zone meridionali; 1 milione e 450 000 circa)
Messinese (nella città metropolitana di Messina, inclusi i comuni “gallo-siculi”, 650 000 circa)
Reggino (nella città metropolitana di Reggio Calabria, specialmente lungo la linea Scilla-Bova ed escludendo soprattutto le aree della Locride e della piana di Gioia Tauro, le quali rappresentano la prima delle isoglosse che separano il siciliano dalle varietà del Meridione continentale. Il reggino rappresenta l’unico dialetto del siciliano propriamente detto ad esser parlato al di fuori dell’isola).
Pantesco (Isola di Pantelleria, parte del consorzio comunale di Trapani), notevolmente influenzato dall’arabo
Eoliano (Isole Eolie, parte della città metropolitana di Messina)