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La storia come insegnamento

La Grande Guerra degli italiani in Francia è un saggio storico, pubblicato dalla Kimerik. L’autore Matteo Ferrera è un acuto, esperto e giovane storico, che con questa pubblicazione, a suo ben dire, ha voluto porre l’accenno su di un particolare periodo ed evento di cui si è parlato e scritto veramente poco. Ferrera lo fa con sapienza e leggerezza. Credo che testi di storia dovrebbero essere sempre graditi e letti in ogni momento della nostra vita, per cultura ma soprattutto per imparare dai nostri stessi errori.

Perché scrivere un saggio proprio su questo periodo storico, gli italiani in Francia durante la prima guerra mondiale? Ho voluto affrontare questo argomento perché è un evento storico di cui purtroppo si sa ancora pochissimo. Per questo motivo ho voluto dare il giusto tributo e il giusto risalto a chi ha perso la vita e a chi è riuscito a tornare a casa, con ferite indicibili sia nello spirito e sia nel corpo, in quell’esperienza bellica del 1918.  Inoltre, il fatto che questa tematica della Prima guerra mondiale sia stata poco trattata dagli storici mi ha incuriosito, così ho voluto approfondire, essendo io un curioso di natura. Terzo motivo, ho voluto mettere in evidenza l’importanza del ruolo giocato dall’Italia all’interno della coalizione degli Alleati durante la Grande Guerra, fornendo un contributo determinante per la vittoria finale alleata. Infine, la Francia mi affascina e ha avuto sempre un rapporto di odi et amo con l’Italia, sono due nazioni cugine, ma anche sorelle sia per la vicinanza e sia per la comune discendenza dalla latinità.

Credo che tutti dovremmo conoscere la storia perché solo così s’impara dai propri errori. Da questo periodo che riflessione va fatta? Ha perfettamente ragione. Come diceva Cicerone Historia magistra vitae (La storia è maestra di vita), la storia ci deve insegnare a non ripetere gli errori del passato ed è necessario comprendere il passato per capire il presente. Dal periodo storico delle guerre mondiali dobbiamo, una volta per tutte, capire che la guerra e i nazionalismi non sono gli strumenti per risolvere i problemi e che portano solo miseria, distruzione e carneficine. Ai giorni nostri la parola “guerra” dovrebbe essere estinta.

Una curiosità, in un saggio storico quanta obiettività c’è e quanta soggettività? Deve esserci solo ed esclusivamente obiettività. Fa parte del codice etico dello storico. Lo storico deve essere libero ed imparziale, deve parlare con le fonti. Anche se si ha un proprio orientamento, una propria idea e si fa “il tifo” per qualcuno.

Quando tempo ha impiegato per scrivere il suo saggio? Quattro mesi circa, il quinto è stato più che altro di revisione. E’ stata una bella esperienza formativa e spirituale.

Il suo testo contiene riferimenti bibliografici dove il lettore può estendere le sue letture? Sì, i riferimenti bibliografici sono presenti in bibliografia, quindi il lettore può consultare altre opere che hanno affrontato lo stesso argomento o, in generale, la Prima guerra mondiale.

Lei è uno storico tout court oppure ama ampliare le sue letture su altri piani? Pur restando i saggi storici i miei preferiti, amplio le mie letture. Apprezzo molto i romanzi classici, storici e di spionaggio.

 

Anna Pizzini

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