Lorella Farrauto – Rahal: agli occhi di un bambino
Lorella Farrauto è autrice di Rahal: agli occhi di un bambino, edito dalla Kimerik, ho letto il romanzo ed è molto ben scritto con una storia ambientata nel dopoguerra, in un paesino del sud Italia. Il romanzo è coinvolgente perché parla di tematiche che sono attualissime, come l’amore, la fortuna, le ingiustizie, i soprusi, la politica e molto altro ancora. Insomma non voglio fare una recensione del romanzo ma solo presentarvi l’autrice che con questa mia intervista ci racconta del romanzo e un po’di se stessa. Buona lettura!
Rahal cosa vuol dire? Come nasce il titolo del suo romanzo? RAHAL (Mahut) è il nome che i saraceni, dopo una serie di battaglie e conquiste, nell’ 827 d.C., diedero al paesino in provincia di Agrigento; il significato è: “VALLE (dei morti)”. Il titolo nasce dall’idea di scrivere una storia raccontata, sinteticamente, per non annoiare i lettori, da un bambino che, negli anni ‘50, aveva meno di dieci anni…un bambino che, attraverso una miriade di vicissitudini, conquista la forza della vita per camminare parallelamente a un destino che, con il potere del volere, dell”amore, della caparbietà, cambia, lasciandosi avvolgere, senza contrastare forzatamente il volere del fato.
Nel suo libro affronta tematiche molto forti ed attuali, come il bullismo, emigrazione, politica ecc., ce ne vuole parlare nel dettaglio? Le tematiche sono tante e l’essere stata definita “genio della sintesi” da diversi critici e lettori fa pensare a una “scrittura ex-novo”, ossia, trattare differenti tematiche, attraverso un lungo periodo storico che parte dagli anni ‘50, con la consapevolezza dell’attualità degli argomenti quali il bullismo, l’emigrazione, l’abuso di potere, ma anche della fortuna, del destino, della passione, della malattia, della forza d’animo, dell’evolversi immergendosi nei cambiamenti socio-culturali-politici ma non accettandone le imposizioni!!!
Lei è poetessa e scrittrice, ma nella vita fa un lavoro completamente diverso, come si coniugano le due cose? Il dottorato in Scienze Tec. Radiologiche e Radioterapiche, permette di esprime la mia essenza nell’ambito artistico e letterario… quasi a generare un “connubio astratto” tra il reale tempo lavorativo ed il tempo che impiego alla realizzazione di ciò che mi astrae, rendendo piacevole lo spazio che occupo.
Quale parte di Rahal la riflette nell’intimo? Rahal riflette nell’intimo pagine di vissuto, apprezzabili nel libro, dai momenti dedicati al “tempo”, all’amore infinito che lega i soggetti, ai momenti dell’attesa, e ai motivi che rappresentano “la chiave di risposta” ai tanti perché della vita. (pag. 70-71, pag. 77 ecc.).
L’ambientazione del suo libro è in Sicilia, perché ha scelto il periodo storico del dopoguerra? La scelta del periodo storico, volutamente cercata, rappresenta, in un luogo non luogo, la storia di gente comune che, nonostante il passare del tempo, i mutamenti e gli assetti socio-politici, si ritrovano a vivere come se nulla fosse cambiato. Cambia il tempo ma non l’iter vitale che, spesso, si è costretti a subire.
A quale personaggio del romanzo si è affezionata di più, e perché? Al personaggio Totuccio che rappresenta l’eccezione, la voglia di evolversi, di cambiare, di amare per come sente, di sfidare il destino, la vita che avanza!
Qualche scrittore ha influenzato la sua scrittura, il suo narrare? Penso di esprimermi liberamente in tutto ciò che scrivo. Non mi lascio influenzare facilmente da ciò che leggo.
Cosa ne pensa delle questioni italiane di oggi e di ieri? Le “questioni”, tra ieri e oggi, rimangono quasi del tutto invariate. Negli anni ‘50 non si parlava di bullismo ma di prevaricazione e bravate di bambini che, pur di escludere dal gruppo, un bambino indesiderato, alzavano le mani e utilizzavano tecniche verbali offensive, per ottenere lo scopo. Oggi, si formano “branchi”, l’unione di più soggetti, che terrorizzano, e anche pesantemente, i soggetti indesiderati o più deboli e come tali, presi di mira. L’emigrazione, nel post bellico, ha toccato i cuori degli italiani, dal sud al nord. Si emigrava per povertà, alla ricerca di lavoro che permettesse di sfamare le famiglie. Attualmente la situazione non è cambiata granché, si pensi ai barconi pieni di anime in cerca di libertà, alla gente depauperata dal potere politico che, oramai, non è più interessato ad occuparsi delle esigenze della popolazioni.
Scriverà altri romanzi o rimarrà fedele alla poesia? Spero di ultimare il romanzo su cui sto lavorando, ma non nego l’interessamento continuo alle poesie e alle fiabe in particolare ad un libro di “fiaba fumettata” su cui sono concentrata.