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Meduse: gli aquiloni del mare

Pensieri, emozioni, viaggi, esperienze, queste sono solo alcune delle cose che noi possiamo trovare immergendoci nella lettura delle Meduse: gli aquiloni del mare di Alberto Prandi, casa editrice Kimerik. Il libro possiede una copertina che incanta, un’immagine di libertà e piena di colori. Le liriche sono leggere che vibrano nei nostri pensieri perché con tocco pungente affrontano tematiche importanti, soprattutto sociali, fermano il tempo e immortalano l’attimo. I suoi scritti sono assolutamente coinvolgenti.

Il suo libro di poesie ha un titolo e una copertina molto belli, Meduse: gli aquiloni del mare, perché questo titolo? Grazie, la copertina piace molto anche a me e l’ho scelta personalmente. Ha questo titolo perché il libro è stato scritto durante un viaggio durato quattro mesi, dove ho potuto visitare cinque continenti e ventitré paesi, ai quali vanno aggiunti altri luoghi visti in precedenza. Gli aquiloni e le meduse non sono altro che i miei pensieri che di notte scaturiscono e non mi fanno dormire, a seguito di forti emozioni. Trovo che  gli aquiloni e le meduse abbiano una similitudine, in quanto gli aquiloni volteggiano liberi nell’aria trasportati dal vento, mentre le meduse pulsano ondeggiando nel mare, sono  entrambi multicolori e danno l’immagine di libertà. Le meduse come si sa sono anche urticanti, e nelle liriche, presentate nel libro, si evidenziano quando tocco problemi sociali.

Lei ha viaggiato moltissimo, pur condividendo appieno questa sua scelta, ci spieghi che cosa l’ha portata lontano dall’Italia per quattro mesi? Sì ho viaggiato tanto, ma il mondo è così grande e sorprendente. Anche alle porte di casa nostra c’è da vedere e conoscere. Dove ci sono pericoli preferisco evitare, c’è  terrorismo e  principi  di guerra, considerato  che in questo momento sono in buona forza fisica e anche la mia sposa lo è  noi siamo spesso fuori dall’Italia impegnati  in viaggi lunghi. Sono le occasioni, il desiderio di conoscere popoli, e i luoghi che spronano il nostro ardire.

Le sue poesie fermano il tempo, ricordano le sue emozioni, l’attimo viene immortalato, da cosa nasce questa sua esigenza? Ho la consapevolezza di essermi avviato lungo in un viale che porta dritto dritto ad un ponte, oltre il quale non c’è ritorno, di conseguenza   ho fatto  un esame della mia vita. Nelle notti penso alle occasioni che sono state perse, a ciò che potevo fare e non l’ho fatto, ai presunti sbagli, che probabilmente rifarei, così come alle scelte mancate, comunque tutto è senza rimpianto. Le azioni nel loro insieme dipendono dalla nostra volontà, dal nostro ardire, dal coraggio con cui si affronta la vita, e io di coraggio ne ho avuto, ho condotto con buon successo una azienda quando mi fu affidata, per concludere  poi con una mia società. Ho curato mio padre colpito ictus con paresi e afasia per dieci anni, percorso ogni settimana 550 km, tutte le settimane dell’anno. Ho un rimorso verso mia madre, perché in gioventù me ne andai, non mi feci sentire per lungo tempo, ho inflitto dolore che ancora oggi porto con amarezza nei miei pensieri. Ho vissuto tra l’Italia, Francia e la Spagna, come dice Tonino Carotone in una sua canzone: una vita intensa, felicità a momenti……ero giovane e forse anche molto ribelle. In gioventù sono stato borderline, per usare un termine inglese, di confine tra il bene e il male, così ho imparato a vivere, a difendermi, sono stato un guerriero, sempre consapevole, e con orgoglio ho sempre ripudiato la droga, perché volevo essere padrone del mio cervello, del mio agire. In questo vissuto c’è il riaffiorare per ciò che ho perso, agli amori avuti, alla mia operazione al cuore, al dolore e alla condizione femminile nel suo insieme, ai vagabondi, alla miseria, alla cattiveria, all’imbecillità collettiva, sono tutti temi che ho potuto vedere da vicino, in molti casi toccati con mano, sensibile dunque a quel mondo che per varie ragioni viene emarginato, e sopraffatto. Ho avuto ed ho più amiche che amici. Ho lasciato l’azienda per dedicare il tempo restante a me stesso e alla mia sposa.

Quale popolo, quale nazione ha lasciato un segno indelebile in lei? Il popolo cileno per l’attenzione alla natura e all’ecosistema, alla pari del popolo neozelandese, e australiano. Nuova Zelanda e Australia costituite da moltissime etnie, provenienti da tutto il mondo, quei luoghi sono straordinari. Gli indigeni sono emarginati, in molti casi dediti all’alcol, comunque la gente è particolarmente affabile, onesta e pronta ad aiutarti. Le regole sono rispettate, l’ordine e la pulizia sono un fiore all’occhiello, non esiste la delinquenza e l’accattonaggio non è praticato. Molto verde nelle città, ben curato, a Melbourne ci vivrei volentieri, in Nuova Zelanda soprattutto per il clima. Il segno indelebile è l’India, è un paese di mistero, è quello che ti prende maggiormente, non esiste ordine e pulizia, non esistono regole, fino a che non t’imbatti in qualche ufficio dello Stato. Migliaia le feste religiose, solo ora le bambine in alcuni stati hanno l’obbligo scolastico, all’interno dell’India è difficilmente controllabile. Parlano tantissime lingue, e non esiste una lingua ufficiale, anche se l’Hindi è parlato del 20% della popolazione. Nei ventinove stati, tra loro non si capiscono, hanno regole di vita diverse, la comunicazione è molto difficile. Ci sono ben ventiquattro lingue, compreso l’inglese, che è parlato nelle città importanti come Mumbai. Nell’India sono Induisti nella stragrande maggioranza, poi ci sono i Mussulmani e Cristiani, le altre religioni minori. Colpisce nella grande confusione la tolleranza che c’è tra religioni per usi e costumi molto diversi tra loro, tutti hanno in comune un sorriso travolgente, la miseria è vissuta con dignità e rassegnazione, molti vivono per strada, e le dimore in alcuni agglomerati cittadini sono sconvolgenti, da paura.

E’ più importante ascoltare, parlare o scrivere? Io ascolto, quando è possibile farlo, cerco di capire le differenze che si manifestano nel vivere quotidiano, valuto i bisogni vitali e osservo come vengono superati . Le parole contano poco, faccio comparazioni con le nostre abitudini, la gestualità e il modo di porsi sono un valido indirizzo. Scrivere è liberatorio, spero di coinvolgere anche altre persone nella condivisione in ciò che penso.

Durante i suoi viaggi cosa o chi l’ha fatta indignare di più? L’ignoranza e la scarsa attenzione verso tematiche ambientaliste, luoghi osannati come paradisi, dove la plastica è sovrana e la cura dell’ambiente è pari a zero. Altro tema d’indignazione è la condizione femminile che  in alcuni paesi è molto restrittiva, motivi religiosi esercitano una fortissima resistenza alla libertà e uguaglianza  nei confronti a quella maschile. La pratica dell’infibulazione, penso sia la cosa più aberrante che esista, la vendita di bambine e bambini come oggetti di piacere fisico o sfruttati in lavori pericolosi e nocivi,  non sono considerati esseri umani.

Quale paese potrebbe essere la sua isola felice, il suo posto perfetto dove vivere? L’Italia è un bel paese, ci sono nato, è bella perché la gente semplice esiste ancora siamo generosi,  purtroppo anche pecoroni. La mancanza di cultura generale ci penalizza, poco inclini a rispettare le  leggi ma lo diventeremo, ho fiducia,  spero che la scuola inizi a parlare di temi relativi all’ambiente, ad essere onesti e non ad essere furbi, a rispettare il prossimo, ad avere più senso civico.

Il prossimo viaggio? Il prossimo libro? Il prossimo viaggio lo sto studiando, spero di visitare il Madagascar, Città del Capo, la Namibia, ancor meglio la Patagonia e il Cile, Perù, Ecuador, Panama, di nuovo il Messico. Il prossimo libro, oltre alle poesie naturaliste, insisterò con i temi ambientali, disuguaglianze tra uomo e donna, condizioni vitali degli anziani e dei senza tetto.

Anna Pizzini

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