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Per non perdere mai la speranza

Tutti sono niente, io sono nessuno, edito da Kimerik, è il titolo dell’esordiente Robert Halifax. In questo testo l’autore racconta se stesso, le sue esperienze di vita, l’esigenza di non arrendersi mai davanti a nulla nonostante le difficoltà e le prove che la vita ci sottopone. Gradevolissima lettura, consigliata a tutti.

Questo è il suo vero nome oppure uno pseudonimo? Robert Halifax è uno pseudonimo, in realtà mi chiamo Luca: ho scelto un altro nome per garantire il mio anonimato e perché pensavo, avrebbe fatto più presa sul pubblico rispetto un nome italiano.

Cosa l’ha spinta a raccontare la sua vita mediante Tutti sono niente, io sono nessuno? Ho voluto parlare di me perché sentivo il bisogno di raccontarmi: scrivere è stato come un toccasana e in effetti, quando ho finito “Tutti sono niente, io sono nessuno” sentivo di essermi lasciato alle spalle buona parte del dolore provato negli anni.

Questo suo libro vuole essere solo un mezzo oppure una cassa di risonanza? Entrambe in realtà: è stato senz’altro un mezzo per farmi sentire meglio, però ho condiviso ciò che ho vissuto anche per essere utile ad altri. Il messaggio che vorrei trasmettere è che non bisogna mai arrendersi.

Le maschere che portiamo ogni giorno servono anche per difenderci, cosa si dovrebbe usare altrimenti? Dovremmo viaggiare per il mondo nudi? Portare una maschera non è una cosa negativa, anzi ogni contesto sociale richiede determinati standard da rispettare: essere sempre e solo se stessi non porta lontani, preclude così tante possibilità. Indossare una maschera è simbolo di un’intelligenza che sa adattarsi alle situazioni, un po’ come l’essere umano si è evoluto nel corso degli anni per affrontare ambienti sempre più ostili.

Lei è molto giovane, ma è interessante il suo punto di vista, ci possiamo fidare del prossimo confidarci, aprirci, essere liberi di essere noi stessi senza essere fraintesi o peggio traditi? Fidarsi è una parola che mi sto sforzando di usare sempre di più con il prossimo, dopo tanto,  però sono arrivato a una conclusione. Ci si può fidare bene o male di tante persone per i più svariati motivi, non essere traditi piuttosto è impossibile: ho imparato che prima o poi tutti falliranno, commetteranno degli errori. Fidarsi è relativamente facile, difficile è invece lasciarsi qualcuno alle spalle: ho imparato tanto a dare fiducia quanto a toglierla se necessario in qualunque momento. Fidatevi di chi volete, ma non dipendete mai da nessuno questo è il mio messaggio.

Ho l’impressione di viaggiare in un mondo utopico, mi convinca che non è così. Chiunque può mettere in atto la teoria da me descritta nel libro, non c’è niente di utopico: l’ho provato su tante persone e di solito ha funzionato, si tratta solo di dinamiche umane da conoscere e applicare al momento giusto. Si ammetto che richiede impegno costante costruire un rapporto con qualcuno e mantenerlo, però ne vale la pena: ciò permette di non stare mai soli, anche se si rimane delusi da qualcuno che ti è accanto, sai sempre di poter contare su altri. Una specie di circolo virtuoso lo definirei.

Ha già in mente il suo prossimo libro? Idee ne ho molte, se dovessi scrivere e pubblicare un’altra opera penso che mi orienterei più verso un romanzo thriller.

Anna Pizzini

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