Poesie e riflessioni
Poesie e riflessioni
Un’altra poesia, qualcuno mi ha detto:
ma come, una poesia difficile? Forse dovremmo inserire qualcosa di più semplice.
Non credo. Io credo che il ruolo di chi scrive non sia quello di semplificare, semplificando troppo si sottrae l’essenza del dialogo.
Ecco perché ho scelto una poesia che tratta di marinai e sofferenze, di attese e di partenze. Di dolori e speranze.
A volte le parole hanno bisogno di strappare l’attenzione, devono scuotere, le parole devono essere anche difficili.
Ti devono dire: vuoi vedere l’arcobaleno? Vuoi conoscere cieli azzurri? Allora entra dentro il tunnel, scava in profondità, alla fine quando uscirai l’ebbrezza sarà lieve ed infinita…
G. N.
Dio è fuori
Da questa parte
anche il mare è senza fede.
Qui, solo la domenica
il battaglio pigro
scuote la campana.
In questo luogo
l’andare a messa
è rossore di moglie.
Qui, ogni bisogno è afono.
Il silenzio è un urlo sottomesso.
Dio è fame
Qui, Lui, è una storia raccontata.
Evento racchiuso nell’infanzia.
Non c’è tempo per Dio.
Dio è il tonno
Spigola.
Spada
e forse Mormora.
Da questa parte del Golfo
anche i demoni
hanno altri nomi:
Maestrale, detto “Maistru”
Grecale, chiamato “U’ Grecu”
Scirocco, “sciloccu”;
triumviri del regno di levante e “ponenti”;
scippatori di prue e timoni:
angeli dalle ali corte,
freddi,
gelidi,
ardenti.
Qui la casa di Dio
sta sull’orlo del canale
appena sopra una roccia acuta
naufraga stanca di un’altra terra
dove Lui,
da sempre,
è fuori.
Scheda del libro
(Giulio Gallo Gallo, Kimere d’Autore, Kimerik 2003)
Scrivo anch’io poesie, ma solo occasionalmente e non credo che le mie siano catalogabili come “difficili”. Tuttavia sono d’accordo con chi ritiene che ” il ruolo di chi scrive non sia quello di semplificare”, perché “semplificando troppo si sottrae l’essenza del dialogo”; e che “a volte le parole devono essere anche difficili”, per poter scuotere le coscienze dal torpore avvolgente della quotidianità.
Il mondo cambia, cambia l’umana sensibilità e il linguaggio per dire il cambiamento non può rimanere ancorato a vecchi schemi, capaci ormai di dire l’ovvio a portata dello sguardo empirico, ma non di “scavare” nelle profondità della psiche – per trarne insospettati accordi e la riscoperta di co-appartenenza all’essere capace di “sentire pensando”.
Trovo molto bella la poesia di Giulio Gallo.