Recensione di ” Tra due epoche” di Robert Shkurti
L’esodo degli albanesi dal loro paese all’indomani della fine del regime comunista è un fatto storico che l’Italia ha vissuto molto da vicino. Pochi chilometri ci separano dalla costa albanese, così pochi da indurre migliaia di giovani al tentativo di percorrerli a bordo di un gommone, affidando spesso la propria vita a scafisti senza scrupoli. E purtroppo, non si dimenticano le immagini drammatiche di quei tanti, troppi, corpi ritrovati in mare, alla deriva sulle nostre spiagge. Allora poco più che ragazzina mi chiedevo cosa ci fosse di qua dall’Adriatico di così prezioso, oppure di là di così terribile, quale fosse il motivo di una fuga tanto urgente. Bene, avessi letto questo libro allora, avrei goduto di una risposta obbiettiva e di grande pregio perché priva di contenuti ideologici. Ma forse per ottenerla bisognava necessariamente far passare del tempo, bisognava che dopo tanto “camminare”, raggiunta l’età matura, qualcuno di questi ragazzi “in fuga” si fermasse a guardare indietro e ad osservare con ritrovata serenità la strada percorsa. Molti giovani albanesi, dopoche’ l’Europa si era decisa a concedere asilo politico, si erano fatti travolgere dal desiderio e la tentazione di conoscere quelle libertà e quelle speranze di cui, sotto il regime, non avevano potuto godere. La fuga dal loro paese così repentina, così bramata e così improcrastinabile somiglia un po’ all’allontanamento di un figlio ribelle e inquieto dall’ingombro di una famiglia autoritaria e “castrante”. E mi piace pensare che tutti questi giovani, oggi, quando parlano dell’Albania lo facciano con la stessa sincerità, ironia e tenerezza usata da Fatmir e Fredi, i protagonisti di questa bella opera. Ascoltando le loro parole pare di sentire un figlio che parla della propria madre, in quel modo dolcemente critico proprio di chi ama. E l’Europa che ruolo ha avuto nella loro vita? Quello di una matrigna bella e ricca che li ha accolti e mantenuti a dovere. E la matrigna si ama certo, ma sopratutto per noi popoli del sud Europa, la mamma è sempre la mamma! Ma guardare indietro può essere anche rischioso perché ci si può imbattere in un altro fantasma, quello del primo amore, quello che magari si è interrotto bruscamente perché allora non c’era tempo di fermarsi ma bisognava fuggire via. L’autore, Robert Shkurti, con grande abilità stilistica si destreggia tra la serena nostalgia del proprio paese natio e lo smanioso desiderio di ritrovare il primo amore. Lasciamoci travolgere da questi bellissimi ricordi e da tanta sincera umanità di sentimenti.
Ilaria Paradisi