Recensione film: “The hateful eight”
“L’OCCHIO CINEFILO-BUIO IN SALA”:
“THE HATEFUL EIGHT” dal 4 febbraio al cinema
Il secondo western del geniale regista Quentin Tarantino è “the hateful eight”, i terribili otto, sette uomini e una donna. E’ sempre un evento un nuovo film di Tarantino e questo lo è per più motivi: dura 2 ore e 48 minuti, è girato in 70mm con lenti anamorfiche Panavision in un formato che non si vedeva sul maxischermo dagli anni ’60, la colonna sonora con un intro spettacolare è del maestro Ennio morricone che per questo film si è già aggiudicato un golden globe ed è quasi interamente stato girato in una stazione di posta. Lì nel Wyoming dopo la guerra civile americana si rifugiano otto sconosciuti, il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell), la sua prigioniera bandita che riempie di botte Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), un presunto sceriffo (Walton Goggins), l’ex schiavo Marquis Warren (Samuel L. Jackson), il Generale confederato Sanford Smithers (Bruce Dern), il boia di Red Rock Oswaldo Mobray (Tim Roth), il cowboy Joe Gage (Michael Madsen) e Bob (Demian Bichir), un uomo che si occupa del locale che ospita gli otto. E’ la storia di uomini in fuga nelle nevi del Wyoming e nessuno è quel che sembra; personaggi che mascherano la propria identità, sono sotto copertura e la loro sopravvivenza dipende dalla riuscita delle loro azioni.
Come se il film virasse in una spy-story, dal western al thriller, si sa Tarantino ama mescolare generi e questo crea a volte un po’ di confusione. Lo fa anche con “the hateful eight” quello di mescolare i generi e così si parte col western, si continua con il giallo e si conclude con l’horror. Una giostra di toni differenti che spiazzano favorevolmente gli spettatori anche se il cinema di Tarantino va amato e capito bene. In fase di scrittura di sceneggiatura il film ha mutato spesso il suo aspetto ed ha concentrato in sé vari generi. Un finale a sorpresa che può piacere o meno con il gusto horror ben marcato.
Un film che ha fatto già discutere e creato polemiche per il fatto che i suoi personaggi dissertono troppo sulla differenza tra “giustizia legale” e “giustizia di frontiera”, tema terribilmente attuale negli Usa in questi mesi. Si è parlato infatti di un film politico che ha virato suo malgrado all’attualità. Ma Tarantino ha il suo stile, i suoi film fanno discutere. “The hateful eight” è un western-horror che rispecchia il mondo, che parla di sentimenti attualissimi, che parla di lotte di classe e giustizia vera e sommaria. Il film rispecchia il suo regista, un talento controcorrente. “Gli otto odiosi” sanno vivere e insegnare.
DANIELA MEROLA