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Recensione “Lei cioè io” di Antonella Amato

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Lei cioè io
di Antonella Amato
ISBN: 978-88-9375-737-9
Formato: Rilegato
Genere: poesia
Collana: Karme
Anno: 2018
Pagine: 96
Disponibile anche in formato e-book

Approfondimenti sull’autore e sul Libro. 
Antonella Amato esordisce con una raccolta di componimenti intitolata “Lei cioè io”, in cui al nero inchiostro della parola scritta si mescola il rosso del corpo e del sangue di una donna che in parte rappresenta lei e in parte è un’estranea che prende vita dal lato più nascosto del suo stesso spirito.
Le sue liriche nascono dal bisogno di lasciare la sua anima libera di esprimersi, di esternare riflessioni e sganciarsi dall’apatia e dal silenzio ai quali tutti siamo indotti a omologarci.
Ripescando leggende ed eroi dell’antichità, storie e memorie del passato, ella mette insieme frammenti del suo pensiero che si dibattono tra ragione e istinto.
Le visioni, i sogni e i ricordi che animano i suoi versi hanno la stessa consistenza impalpabile e fugace di un lampo di luce, come se la mente dell’autrice fosse stata attraversato da un’illuminazione ch’ella ha poi impresso su carta: esse, infatti, conservano la medesima caratteristica sfuggente delle allusioni e dei messaggi da cogliere tra le righe.
La raccolta si divide in sei parti principali in cui possono essere individuati svariati temi:
– le prime 12 poesie sono incentrate sui miti, sulla notte e il sogno, sull’anima e i suoi legami con la natura e le altre creature ed è attraverso di esse che, in modo particolare, Antonella ci presenta la vera essenza del suo essere;
– seguono 7 componimenti raccolti sotto il titolo “Le stagioni dell’anima”, che vedono come protagonisti ricorrenti la vita e la morte, nella loro eterna contrapposizione, e con esse il tempo, che scorre in un perenne ciclo mutevole e inarrestabile;
– sotto il titolo di ”Amore ed Eros” troviamo ben 11 liriche, nei cui versi si cede la parola al desiderio, all’amore, agli istinti carnali, alle passioni talvolta delicate e altre volte persino violente;
– in “Una famiglia” sono racchiude 3 perle, che brillano attraverso la carta grazie all’intensità emotiva dei ricordi che l’autrice rievoca nell’atto di ritrarre le due figure più importanti e determinanti della sua vita;
– nelle 10 poesie raggruppate sotto il titolo “La mia notte” tornano le contrapposizioni tra la morte e la ricerca del senso della vita, della discesa nell’oscurità e della rinascita nella luce;
– chiudono la raccolta gli 8 componimenti de “Il mare dei ricordi”, dove malinconia e nostalgia si alternano alla speranza che risiede nel viaggiare e in quelle tracce del nostro passaggio lasciate sulla strada e nella storia.
In questa varietà di emozioni profonde e potenti, di miti e memorie, chi è quindi questa “Lei” distinta dall’io dell’autrice a cui si allude nel titolo?
Antonella è una nota stonata, una voce fuori dal coro, emarginata e additata persino come una strega “che sfugge al compromesso” per via del suo modo di ribellarsi “alle inutili battaglie di un’umanità che non vincerà la sua guerra”. È una donna che ha il coraggio di raccontarsi senza sconti né falsità, che non ha bisogno di nascondersi, ma al contrario si rivela in tutta la sua complessità: “con i suoi strani colori dipinge tutta la complessa sua esistenza, colori caldi, intrisi d’acqua e di sale, di memorie amate e odiate, di emozioni intense e desideri infiniti, di accidia e brama di tutto, colori nati dal dolore e dalla paura, fatti di vento e di pace perfetta”.
Ella riesce a estrapolare dalle sue debolezze un’entità tutta nuova, la quale è resa più forte proprio dalla presa di coscienza delle proprie fragilità: “la strega dilania una parte di sé per portare alla luce una nuova creatura una donna, più forte perché sa di esser troppo fragile”. Ed è proprio questa natura contraddittoria a renderla “libera e regina assoluta del suo destino”.
Questa “Lei” trova affinità in Artemide, identificata con la personificazione della luna crescente: è alla sua luce che l’autrice si rivolge più di una volta per ritrovare la pace durante i sonni inquieti, in lei che trova compagnia durante l’attesa di un amore che non ha. Entrambe sono solitarie e nel loro isolamento ritrovano la propria forza.
C’è tanta saggezza e simbologia nelle riflessioni che Antonella ci confida.
La luna è il simbolo che nei suoi testi ricorre più di ogni altro: la sua luce rischiara le tenebre della notte in cui lo spirito si sente intrappolato, pertanto rappresenta al tempo stesso la speranza che rimane accesa nonostante le avversità e la pace che può ancora essere raggiunta.
Nella sua versione piena viene impersonata dalla dea Selene, che con il suo “candore imperfetto” illumina le anime malinconiche e riesce ad addolcire le fiere più selvagge. I lupi che ululano nella notte non sono altro che tormenti interiori che appartengono al suo essere e che non rappresentano una reale minaccia: “i lupi cattivi sono altrove, nei palazzi del potere, nelle famiglie distrutte dalle umane miserie dell’anima di chi le schiavizza…nella violenza cieca e distruttrice di uomini perduti…”

Antonella Amato è una esordiente, anche se scrive poesie da molti anni. Riporta sul foglio la sua anima, figlia dell’amara terra sua natia e del suo mare, che scorre nelle vene dell’Autrice invece del sangue… una terra piena di contraddizioni, sfide, dolori, morte e rinascita, di cui le sue note sono pervase. Solo adesso, dopo molti anni, decide di renderle pubbliche. Nei suoi tentativi letterari la protagonista è spesso la notte, pur amando l’Autrice disperatamente il sole. 

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