Recensione: Io sussurro di Aaron Belotti
E’ un libro sussurrato quello di Belotti. Un libro delicato e energico che, lo ammetto mi ha fatto scendere qualche lacrima. E’ un libro fatto di odori e sapori di altri tempi, di saggezza e di follia, onirico a tratti e quasi sospeso sul tempo. Io sussurro parla del dolore. Ma non soltanto del dolore silenzioso essenzialmente privato di chi inciampa nella vita fino a sanguinare. Io sussurro parla del potere del dolore, quello che ci rende improvvisamente consapevoli di noi stessi, di quelle speranza sepolte dalla mediocrità di una vita incasellata in rigidi binari, quella che ci sfugge cosi convinti di avere tanto tempo, tutto il tempo del mondo. E allora arriva un bivio qua rappresentato da lutti atroci che ci risveglia e ci fa domandare davvero dove stiamo andando. L’autore ce lo svela la storia di Luca è la storia di ognuno di noi, di quei momenti che Paulo Cohelo definirebbe magici, anche se spesso sospesi nell’abisso, in cui abbiamo per un istante la capacità di riprendere i fili della nostra leggenda personale.
Luca è qualcuno come noi, perfettamente calato nel suo ruolo, una persona di successo senza però il sorriso, che ha dimenticato quel bambino che correva libero in bicicletta tra i sapori antichi della terra, del mare delle rose, e che ha accettato quasi senza accorgersene non soltanto le regola sociali ma, cosa ancor più tragica, il modo stesso di percepire la vita. Luca ha accettato di far suoi valori che non capisce, idee che in fondo non analizza che non sono sue scaturite dal confronto con il reale. Luca ha semplicemente accettato di interiorizzare un mondo preconfezionato, dove il diverso, l’estraneo è semplicemente bandito guardato con superiorità o forse bigottamente compatito, anche quando in fondo, è l’unico che ancora sorride con gli occhi e con il cuore.
E se non fosse stato per il dolore, per i demoni che bussano ghignanti alla nostra vita, forse sarebbe continuato tutto cosi, senza capire, senza domandarsi rifugiandosi vigliacco in un mondo facile, immediato ma, fondamentalmente senza anima.
Ed è cosi che all’improvviso il lettore si trova a riflettere anche sulla diversità e sulla nostra percezione della diversità, dell’altro. Come possiamo giudicarlo e capirlo se noi stessi siamo schiavi di una percezione che non è nostra ma:
“siete abituati a scegliere con gli occhi degli altri. Con occhi che altri vi hanno prestato quelli che vi hanno insegnato che giudicare quel mondo sia giusto,. E non vi ponete la domanda se sia moralmente corretto quello che fate. Vi hanno detto di farlo e voi da bravi soldatini, lo fate. Senza chiedervi nulla, senza analizzare senza riflettere. Voi imballate tutto e lo mettete in una scatola con sopra una bell’etichetta. E il gioco è fatto”
E la libertà invece si presenta con la maschera grottesca di una giornata tremenda, una giornata in cui ci si sente vagare nell’abisso. Una giornata di perdite e dolori dove all’improvviso la maschera cade e davanti si ha soltanto la luce di una strada piena di colori, di odore di salsedine, e quei sassi che feriscono le piante dei piedi si rivelano semplicemente ciottoli di una strada che porta all’orizzonte. Dove sei tu Lucca e tu lettore a decidere dove porterà. Ecco la libertà, quella di poter scegliere con consapevolezza togliendosi gli occhiali che ci hanno insegnato a indossare, dove possiamo finalmente vedere tempeste uragani, la vita e la morte e l’eterna rinascita. Come a sentirsi finalmente parte di un tutto che esula da quella vita cosi costruita. E cosi che si impara a volare, a sognare a innalzarsi di fronte alla debolezze che dall’alto appaiono solo piccoli puntini, insignificanti in un mondo che ci abbraccia, ci comprende eppure ci trascende. E’ la fiducia di due uomini che scelgono di fidarsi non soltanto l’uno dell’altro ma delle coincidenze che quell’energia ha scelto di mettere a loro disposizione per ritrovarsi, che parte il bellissimo, poetico libro di Belotti. Un libro che resta nell’anima con il suo sapore di corse infinite, di infiniti mondi e infinite possibilità. Grazie all’autore per questa meravigliosa avventura. Che ti lascia un marchio nell’anima, il marchio brillante della libertà.
Consigliato a chi desidera fuggire e osare, a chi si rende conto di essere, in fondo, aquila e non pollo.