Storia della Sicilia: La Sicilia normanna e sveva
Furono invece i Normanni giunti nel Mezzogiorno che, prima ancora di compiere la conquista del continente, concentrarono i propri sforzi per cacciare dall’isola i musulmani. Ruggero I d’Altavilla incominciò l’impresa nel 1060 e la compì nel 1091 tenendo la Sicilia con il titolo comitale come feudo di Roberto il Guiscardo. A lui succedette Ruggero II, che alla Sicilia riunì il Mezzogiorno continentale ed ebbe nel 1130 dall’antipapa Anacleto II la Corona di Sicilia, successivamente riconosciuta nel 1139 da Innocenzo II. Fondò così il Regno di Sicilia con capitale Palermo. Scelse anche come sede reale, la cittadina di Cefalù, dove fece erigere nel 1131 la Basilica Cattedrale come suo mausoleo. Gli successe il figlio Guglielmo I detto il malo (1154-1166), per la durezza con cui egli, o piuttosto il suo potente ministro, l’ammiraglio Maione di Bari, represse le rivolte dei grandi, specialmente di Puglia. Questi si erano rivolti a Federico Barbarossa e all’imperatore bizantino Manuele I Comneno. Le milizie bizantine sbarcarono in Puglia, occupando velocemente Bari, Trani e gran parte del territorio. Fu la resistenza di Brindisi all’assedio dei bizantini che diede a Guglielmo il tempo di riordinare le forze e di giungere a capo del suo grande esercito sul luogo. La battaglia di Brindisi si protrasse per parecchi giorni e terminò con la vittoria dei Normanni. Anche Papa Adriano IV, che si era schierato con i bizantini, dovette comprendere che era conveniente negoziare con i Normanni anziché combatterli. Si giunse così all’accordo di Benevento (18 giugno 1156), grazie al quale Guglielmo ottenne l’incoronazione ufficiale da parte del papa.
Esempi della cosiddetta architettura arabo-normanna a Palermo: la decorazione a muqarnas della Cuba e, sotto, la Cubula
Successo a Guglielmo I il secondogenito Guglielmo II (1166-1189), il regno si andò pacificando. Nella contesa tra il papato e i comuni da una parte e il Barbarossa dall’altra, Guglielmo II stette con i primi per difendersi dalle mire imperiali. Dopo Legnano egli concluse a Venezia, al pari dei comuni lombardi, una tregua con il Barbarossa (1177) e la pace a Costanza (1183).
Questi eventi in seguito favorirono un’intesa fra Regno di Sicilia e impero tedesco: nel 1184 Guglielmo II fidanzò sua zia, Costanza d’Altavilla, con il figlio del Barbarossa, Enrico, futuro Enrico VI Hohenstaufen. Costanza, ultima figlia di Ruggero II, rappresentava l’unico discendente legittimo della dinastia, in caso Guglielmo fosse rimasto senza eredi. L’eventualità di una mancata discendenza era peraltro espressamente prevista nel contratto matrimoniale per le nozze di Enrico e Costanza, a cui in questo caso sarebbe toccato il Regno di Sicilia. Era un’eventualità difficilmente ipotizzabile, vista la giovane età di Guglielmo e di sua moglie Giovanna, e l’età matura di Costanza: la sua inaspettata realizzazione aprì la strada del trono di Sicilia a Enrico VI e, dopo di lui, al figlio Federico II di Svevia. Il matrimonio tra Enrico e Costanza fu celebrato a Milano nel gennaio 1186.
L’abside del Duomo di Monreale; domina l’immagine del Cristo Pantocratore.
Morto Guglielmo II, contro Enrico VI si levò un forte partito che gli oppose un rampollo illegittimo della casa normanna, Tancredi, conte di Lecce, che fu riconosciuto da papa Clemente III. Una prima spedizione di Enrico VI (1191) non riuscì nella conquista del regno; una seconda, avvenuta dopo la morte di Tancredi (febbraio 1194), portò al successo, e alla fine del 1194 Enrico fu incoronato Re di Sicilia a Palermo. Tentativi di rivolta furono da lui ferocemente repressi. Egli mori improvvisamente a Messina nel settembre 1197.
La storia della Sicilia sotto suo figlio, Federico II, detto stupor mundi, il quale procedette a un riordinamento generale del regno, è narrata nella voce relativa; e il seguito di essa in quella su Manfredi. Caduto questi a Benevento (1266), Carlo I d’Angiò, al quale il pontefice aveva trasmesso il regno, ne rimase padrone; e vana riuscì la spedizione di Corradino di Svevia (1268), che venne decapitato a Napoli.