Interviste

Un libro in uscita, un’autrice interessante: eccovi Sara Bilotti

Oggi incontriamo Sara Bilotti, nelle sue narrazioni ripropone atmosfere noir e ritmi serrati. Uno stile personale e interessante: una scrittura veloce e disincantata. Non ci sono mostri, non ci sono salvatori: tutto è avvolto nella nebbia grigia e oscura di una trama costruita con grande abilità. Sara Bilotti nasce nel 1971 a Napoli, dove tuttora vive. Nel 2012 ha pubblicato “Nella Carne”, una raccolta di 12 racconti neri, per Termidoro Editore. Il suo prossimo romanzo uscirà per Einaudi Stile Libero.

Un libro in uscita, ci vuoi parlare del tuo ultimo lavoro?
E’ ancora un po’ presto per parlarne. Posso dire che è stata una sfida notevole, per me. Una sorta di esperimento.

Perché dovrebbero acquistare il tuo libro?
Per lo stesso motivo per cui io stessa acquisto libri: la fame di parole nuove, la voglia di entrare in un mondo che per un incantesimo è allo stesso tempo intimo e universale.

Hermann Grosser diceva che un autore pensa sempre a un “Pubblico immaginario”. Tu come te lo immagini il tuo pubblico?
Ho grosse difficoltà a rispondere a questo genere di domande. Per trent’anni, dall’infanzia alla maturità, ho scritto senza alcun intento di pubblicazione. Decine di racconti e quindici romanzi. Il mio pubblico non è mai esistito. Per puro caso ho pubblicato alcuni racconti, due anni fa, e ora tocca al primo romanzo. Non posso negare di aver pensato ai miei lettori, dopo aver firmato il contratto che trasforma la passione in professione. Ma non ho mai scritto pensando di compiacere: il mio stesso metodo, chiamiamolo così, non prevede progetto alcuno. Però ho sempre tenuto ben presente una cosa: il lettore va rispettato. Per questo ho limato, tagliato, riscritto infinite volte, anche quando farlo risultava doloroso.

Hai programmato dibattiti e incontri?
Farò diverse presentazioni, sicuramente.

Stai scrivendo? Cosa farà Sara Bilotti? Si occuperà del suo ultimo libro o ne inizierà a scrivere un altro?
Farò quello che ho fatto sempre: scrivere, a prescindere dal mio futuro come scrittrice.

Parliamo di Sara Bilotti, da dove nasce la passione per la scrittura?
Intendo dire: quando ti sei accorta che era necessario scrivere per sentirti te stessa?
Non ho mai veramente iniziato. Quando ancora non sapevo scrivere inventavo storie e le raccontavo. Poi ho imparato la magia della parola scritta, e l’ho usata per non dimenticare cosa mi dicevano i tanti personaggi che affollavano la mia testa. Il primo racconto a nove anni, il primo romanzo a dodici.

Eccoci ai personaggi e al sottile piacere noir, Sara Bilotti può essere considerata un’autrice con una naturale propensione al gusto acre e polveroso del romanzo noirCome ti sta questa etichetta? La porti addosso con piacere o senti di essere diversa?
La porto addosso come pelle, non come un vestito. Scrivo storie nere perché mi piace scavare nel torbido, togliere maschere e svelare segreti. Il lato oscuro è la nostra parte più vera, contiene pulsioni che non confesseremmo mai, eppure (o proprio per questo) è così affascinante.

Tecniche narrative, profili psicologici. Come costruisci i tuoi personaggi? Segui un percorso preciso? Visto che ci sono, è una domanda che mi incuriosisce sempre. A che ora scrivi e dove?
So di certi autori che si alzano di notte, altri scrivono a tutte le ore… alcuni hanno bisogno di un luogo particolare… conosciamo meglio Sara Bilotti.
Non utilizzo nessuna tecnica, scrivo come se qualcuno mi raccontasse una storia all’orecchio, scrivo a precipizio e a qualsiasi ora. Dopo questa prima stesura, mi dedico al lavoro “ragionato” sul manoscritto, con l’aiuto dell’editor.  Ho anche provato a metter giù scalette, schemi, trame, riassunti, con un unico risultato: la totale assenza di ispirazione.

Bene, uno sguardo alla biblioteca. C’è qualche classico che devi ringraziare? Un autore che reputi fondamentale? Parlaci dei tuoi scaffali, scegli tre autori.
Ci sono tre autrici in a cui devo molto: Donna Tartt, Elfriede Jelinek e Marguerite Yourcenar. Tento costantemente di comprendere la genialità della loro scrittura, fondendo stili tanto diversi per poi provare a incastrarli nella mia ispirazione selvatica. So che non arriverò mai a somigliare a nessuna di loro, ma, come si dice?, “è il viaggio che conta, non la mèta”.

Sul tuo comodino tieni una pila di libri o preferisci leggere un autore alla volta?
Leggo un libro alla volta, ma ogni libro resta sul comodino per un numero imprecisato di mesi. Dopo aver finito un romanzo torno a trovare le parole, sfoglio le pagine e leggo a caso, per ricordare la magia che mi ha regalato. La lettura per me è un innamoramento costante.

C’è una costruzione molto scenica nelle tue opere, quasi fotogrammi montati uno per volta. Che ruolo ha il cinema nella tua scrittura?
Fondamentale, vista la mia incapacità di costruire schemi. Lavoro per immagini, esattamente come un regista, visualizzo scene e tento di tradurle in parole, ascolto i protagonisti e cerco di trascrivere fedelmente i dialoghi. Non è sempre facile, ma una volta raggiunta la messa a fuoco parto con una sorta di scrittura automatica.

Gianfranco Natale
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