Per la lotta alla Mafia serve uno stato centrale forte
“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” Paolo Borsellino |
Questa news che leggete non era pensata, non la volevo scrivere: temo gli anniversari. Si catalizza l’attenzione dei media, poi tutto sfuma, tutto passa…
Proprio nei giorni scorsi ho avuto una bella discussione con un caro amico palermitano, un signore rude nei modi e gentile nell’anima. Ci siamo incontrati
durante una manifestazione culturale.
Perdonatemi questo inciso: le voci di mafia hanno echi e ritorni mediatici diversi. Palermo è una città di più di un milione di abitanti colta e ricca di possibilità eppure negli anni ’90 fece scalpore il giornalista americano che
indossò il giubbotto antiproiettile per il suo reportage della “trincea di resistenza alla mafia”. Si sa queste sono americanate, ma la situazione era davvero drammatica, eppure il percorso c’è stato… e la lotta alla mafia è diventata un bene indiviso e indivisibile di tutta la collettività. In queste occasioni cerchi le parole e non le trovi, poi come dicevo, il canuto amico palermitano mi ha soccorso, mi fa… vedi, ci sono due cose che si possono fare nei riguardi della mafia, puoi combatterla e lo devi fare con impegno perché se no ti fai male, puoi far finta di combatterla e trovare mille pretesti per prendertela con i magistrati, con i giornali. I pretesti sono un’arma sottile che durante tutta la prima Repubblica resero Falcone e Borsellino vulnerabili… il problema è sempre politico, la mafia non si oppone alla politica e la politica non si oppone alla mafia, quando cozzano vi sono stragi come quelle di Falcone e Borsellino. Se abiti a Milano o a Pavia, se abiti a Ferrara o a Verona non puoi dire io non sono toccato dal problema. Prima o poi arriveranno. E’ questione di tempo… non
è che con il federalismo spinto si risolve il problema… anzi, vi confesso che secondo me i risultati migliori contro la mafia sono stati raggiunti quando gli strumenti nazionali DIA (Direzione investigativa antimafia) e da DNA (Direzione nazionale antimafia) hanno preso corpo e funzioni. Voglio ribadire con forza questa mia convinzione, la lotta alla mafia non la si fa con la Polizia Locale, la lotta alla mafia non la si fa con uno sguardo territoriale e provinciale, quanto invece con una visione nazionale. I mafiosi hanno interessi in Colombia, in Canada, a New York non è che si combattono le cosche pensando di rinchiudersi in “casa”.
La lotta avviene nelle scuole, nei territori che fanno da sponda al potere locale dei baroni mafiosi, la guerra alla mafia la si fa con Ivan Lo Bello, Presidente di Confindustria Sicilia che ha imposto anche agli imprenditori una chiusura netta a tutti quelli che chiedono il pizzo, ma la si fa soprattutto con uno sguardo lungo e progettuale. Insomma, la lotta alla mafia semplicemente la si fa assieme…
Ciao, ho letto l’articolo davvero interessante. In effetti dobbiamo lottare tutti uniti contro la mafia.