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Recensione “Rider” di Alessandra Benassi

“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista. Ed è in questi luoghi che ho ritrovato la pace e me stessa.
Perché non esiste luogo in cui l’uomo possa trovare un rifugio più sereno che nella sua anima”.

Rider
di Alessandra Benassi
ISBN: 8827850562
EAN: 9788827850565
Genere: Poesie
Anno:2018
Pagine: 82

Approfondimenti sull’autore e sul Libro.
Dopo “Il mio cuore a 360 gradi” (febbraio 2015), “Il mare, una vela… Un sogno” (luglio 2015) e “Messaggio tra le onde (luglio 2017), Alessandra Benassi torna con la sua quarta fatica letteraria.
“Rider” è una raccolta di poesie in versi liberi da rime e vincoli metrici, eppure musicali e leggeri, che proiettano l’immaginazione e lo spirito del lettore verso l’immensità del mondo, librandosi nel vuoto, sorvolando le imponenti montagne e percorrendone i sentieri scoscesi, in perfetto equilibrio armonico con la natura, con quella voglia di esplorare le meraviglie del creato e al tempo stesso, attraverso di esse, imparare a conoscere se stessi e i propri limiti.
La montagna, con la sua maestosità è al centro della maggior parte delle liriche, ossequiata per la sua “bellezza cruda ed il cuore freddo e duro”.
I fianchi scoscesi di questo gigante innevato, le sue vallate e i suoi sentieri che s’inerpicano verso l’alto appaiono come luoghi idilliaci, in cui ogni cosa sembra essere sospesa “oltre il tempo, oltre la realtà, oltre l’immaginazione”, lo spazio appare sconfinatamente aperto e libero, l’aria pura e incontaminata.
Alessandra dialoga con la montagna, le si rivolge con profondo rispetto, così come si fa con un’intima compagna con la quale si decide di condividere l’esistenza, e nel descrivere l’emozione provata durante la scalata verso la vetta, quel misto di incertezza e paura di fallire nell’impresa, ella entra in comunione con la roccia stessa:
“Spingo con i piedi che accarezzano il tuo corpo freddo per colmare la distanza verso quella cima irraggiungibile con i fremiti lungo la schiena copia per promozione e la rigidità dei muscoli che si fa sentire”.
La montagna, benché imperfetta “per via delle incavature che segnano il profilo delle tue rocce scavate dall’acqua”, viene esaltata come sublime “spettacolo della natura”, ma nei versi dell’autrice assume anche un secondo significato che va al di là della sua essenza oggettiva: essa, infatti, diventa metafora della vita che, nonostante i percorsi accidentati, misteriosi e pieni di ostacoli, ci spinge ad andare avanti come obbedendo a un richiamo sconosciuto. “La mia vita è persa nella tua imprevedibilità, il rischio è alto, ma l’amore resta”.
Il viaggio alla scoperta del proprio io è come un’impervia scalata piena di rischi, la cui meta ambita appare ancora lontana. Il successo dell’impresa dipende unicamente dalla capacità dello scalatore, che reggendosi saldamente a ogni appiglio o sporgenza della ruvida superficie, a mani nude, ovvero con le sue sole forze, e con tanta determinazione, sfida il vuoto che si apre sotto i suoi piedi e che rappresenta il fallimento.
In tal senso, la vetta assume il significato del raggiungimento della piena consapevolezza di sé stessi.
La montagna è una compagna d’avventure, ma anche una maestra severa: “Il tuo giudizio cala come un sipario pesante sui nostri errori. Non accetti distrazione né superficialità”.
Basta una disattenzione o un eccesso di fiducia per subirne l’ira, tuttavia l’autrice si arrende alla bellezza della sua fiera e altera amica, non c’è rancore nelle sue parole, solo rispetto e amore: “Ed io t’amo così come sei. Bella ed inavvicinabile”.
Le emozioni pure e travolgenti rievocate da Alessandra nei suoi componimenti carichi d’estasi e meraviglia risvegliano talvolta malinconici ricordi che fanno spazio ad alcune poesie dedicate a una figura sfuggente e affascinante: “Scivolavi tra i ghiacci e nei miei pensieri sentivo solo il tuo respiro ritmico. Avrei voluto fermarti ma fuggisti via da me, scivolando e quasi danzando sul ghiaccio”.
L’autrice non fa mai il suo nome, lo descrive come uno spirito indomabile, quasi quanto la montagna: “Come un sogno che scivola via dalle dita di chi ama ed è consapevole che nonostante tutto e per sempre continuerà ad amare ciò che non potrà mai raggiungere”.
L’amore struggente ch’ella nutre per questa inafferrabile creatura che danza sul ghiaccio in perfetta simbiosi con il gigante di roccia viene esaltata in modo particolare nella poesia “Rider”, che dà il titolo alla raccolta: “Una morsa nel petto stringe questo mio cuore che batte e che vuole liberarsi. Un’emozione che nasce, cresce e vola via con te” e ancora “E alla fine, col naso all’insù mi sento così piccina e fragile perché il mio cuore oramai non m’appartiene più. Te lo sei portato via, su, nel cielo, nell’azzurro più bello ed ora è libero, libero di volare e di seguire te ed il battito delle tue ali”.
La raccolta è arricchita da splendide fotografie paesaggistiche. L’immagine in copertina è stata scattata sulla Marmolada, il gruppo montuoso delle Alpi più alto delle Dolomiti, mentre le immagini all’interno del libro ritraggono quasi tutte il Monte Bianco. Le foto riguardanti lo sci e lo snowboard sono state scattate a Valandrea (Livigno).
Si tratta di tre luoghi di cui l’autrice si è innamorata e che le sono rimasti nel cuore.

Nata a Modena nel 1971, vive a Castelnuovo  Rangone. Proprietaria di un bar ristorante, adora il contatto con la gente e ideare sempre nuovi piatti da proporre. Per rilassarsi ama scrivere poesie e romanzi e cimentarsi in tutto ciò che è creativo. Dal 2012 ha iniziato a partecipare ad alcuni concorsi letterari, ottenendo ottimi piazzamenti.

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