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Recensione di “L’odore della morte” di Bina Lunardi

Nella quarta di copertina, questo di Bina Lunardi viene definito un romanzo thriller horror, eppure quest’ opera, per molti versi sembra sfuggire a questa classificazione. Infatti, nonostante il titolo non generi dubbi in proposito, “L’odore della morte” non sembra rientrare perfettamente nei canoni di questo genere, ma è qualcosa di più. Il thriller qui si sposa (con buona riuscita per altro! ) con un altro genere, quello psicologico intimistico, genere molto diverso anche nella struttura narrativa.
Innanzitutto è diverso nella scelta dell’io narrante che è rappresentato dalla prima persona singolare. Qui, infatti, è il protagonista stesso che narra il suo vissuto passato e presente, tra il tentativo di portare alla luce l’eziologia della sua sofferenza e il racconto degli eventi terribili e violenti che si susseguono conseguentemente alla triste piega che ha preso la sua vita. Ma ciò che rende questo romanzo diverso dal suo genere è proprio la profondità raggiunta nella descrizione dell’origine del dolore psicologico di questo adolescente, che molto somiglia a quelli che spesso si incontrano alla ribalta della cronaca dei giorni nostri. Questa sofferenza è ricercata nelle vicende familiari di violenza domestica e in episodi di bullismo subito, e il quadro d’insieme risulta plausibile e sicuramente coerente con quanto argomentato in qualsiasi manuale di psicologia. Infatti, abbiamo un triangolo familiare, rappresentato da padre violento, madre remissiva incapace di ribellarsi al marito e difendere il proprio figlio, e figlio che profondamente segnato dalla violenza subita tra le mura domestiche, mette in atto all’esterno, comportamenti “disadattati” che lo rendono vittima di episodi di bullismo. Non esagero se dico che il racconto del mondo interiore di questo sfortunato ragazzo induce nel lettore empatico una certa commozione. Parallelamente a questa avvenuta presa di coscienza che il protagonista vuole condividere con il lettore, succedono fatti che ad un certo
punto precipitano progressivamente in eventi di efferata e irrimediabile violenza, ed è qui che il thriller getta la maschera intimistica e si rivela nella sua veste più tradizionale , riservando agli amanti del genere l’agognata dose di suspence e colpi di scena. L’io narrante in prima persona si dissolve e lascia spazio alla terza persona, più efficace nella descrizione degli eventi, ma a tratti ritorna per farci ” sbirciare” di nuovo dentro la mente ferita del protagonista. Bello per il lettore avvalersi di questa doppia prospettiva! Chi legge, fino alla fine,  si sente “spiazzato” nei confronti del possibile epilogo della vicenda. Il finale potrebbe essere coerente con il genere psicologico oppure attingere al repertorio del genere thriller oppure potrebbe essere qualcos’ altro, chi lo sa? Non c’è che da leggerlo per scoprirlo!

Ilaria Paradisi

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Un pensiero su “Recensione di “L’odore della morte” di Bina Lunardi

  • Bina Lunardi

    Gentile Sig.ra Ilaria Paradisi,
    volevo ringraziarla per la recensione che Lei ha scritto. Molto toccante, nel leggerla mi sono commossa. Sono rimasta colpita dalle sue parole. La mia gioia è indescrivibile. Come autrice emergente significa molto per me. Leggere la Sua recensione è stato gratificante ed inoltre mi sarà utile per crescere come scrittrice. Porgo distinti saluti. In fede: Bina Lunardi

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