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In questi anni nel nostro paese…

Gabriele Morelli dopo una lunghissima esperienza lavorativa nella CNA, con ruoli di rilievo fino al 2013, scrive questo saggio per mettere nero su bianco il suo pensiero e tanti anni dedicati ad un’idea ben precisa sulla classe politica e dirigente di questo paese. Una società senza progetto, edito dalla Kimerikè testimonianza di vita e lavoro, l’Italia ha un’emergenza in corso quella del cambiamento immediato e repentino che purtroppo non trova riscontro con il nostro sistema economico e sociale, ma la cosa più sconcertante e che essa non trova una via d’ingresso nella classe politica e dirigenziale. Tutta questa stagnazione fa sì che da anni l’Italia non abbia crescita economica significa,tutto è immobile. L’argomento che tratta Morelli non è facile, per chi non è avvezzo a seguire la politica e l’economia, ma cerco di chiarire alcuni passaggi salienti che potrebbero interessare a tutti, d’altronde si parla del nostro passato e si discute del nostro futuro e dove tutto questo ci porterà.

In tanti  anni di lavoro, con tutti i cambiamenti politici che noi italiani abbiamo assistito e che lei ha vissuto sulla sua pelle, non si è mai trovato nella situazione, anche se solo per poco, di sentirsi ottimista verso una teoria giusta o un’azione giusta del governo?  Il periodo nel quale avevo sperato si concretizzasse un cambiamento radicale nei comportamenti sociali e nelle scelte di politica economica dell’Italia, fu quello del primo lustro degli anni novanta, dove si accavallarono fatti che sembrava impossibile non producessero cambiamenti forti e radicali!
Lo shock di “mani pulite”, la grave crisi economica del ’91/’93 alla quale fu contrapposta per la prima volta una innovativa norma di politica economica, la fine della guerra fredda con il crollo del muro e la conseguente apertura globale della economia e degli scambi con una oggettiva crescita del ruolo dell’UE, sembrava delineassero tutti gli elementi per uno scatto in avanti della nostra classe dirigente! Invece, ci accontentammo dei risultati positivi dell’ultima svalutazione monetaria prima dell’avvento dell’Euro e dell’avvio di uno dei più lunghi cicli di crescita del settore immobiliare per rimettere nel cassetto tutte le buone intenzioni! Come dico nel libro, la legge di politica economica fu lasciata marcire senza risorse, i Fondi Strutturali Europei appositamente stanziati scarsamente utilizzati, particolarmente in quelle aree che avrebbero avuto più necessità (le zone meridionali del sud Italia), gli investimenti per recuperare competitività furono annullati nell’acquisto di nuovi macchinari che abbassarono ulteriormente l’efficacia produttiva aziendale, il divario tecnologico sia legato alla R&S che all’introduzione di ICT si ampliò ulteriormente! Con il 1994/5 iniziò, invece del cambiamento, un periodo di involuzione che portò alla instaurazione di una sorta di “dittatura del presente” (come efficacemente la definisce Rullani – condannati ad un presente di fronte ad un futuro che non arriva e ad un passato che non passa!), che neanche la crisi del 2008 è riuscita a sradicare e verso la quale sta facendo sforzi sovrumani in questo periodo il Presidente RENZI.

Ormai è noto a tutti, purtroppo, che l’Italia si sta trascinando addosso questa crisi come una maledizione, senza riuscire a scrollarsela di dosso,  quale azione nell’immediato ritiene assolutamente prioritaria per il paese?  Già dal 2010/2011 era ormai evidentissimo che la crisi italiana (una crisi nella crisi più generale) avrebbe rappresentato un nuovo di essere del nostro sistema economico e, conseguentemente del suo modello sociale.
Tutti i dati, anche altalenanti del PIL, dimostrano che stiamo parlando di variazioni insignificanti e che i cosiddetti dati strutturali avrebbero sempre più determinato l’andamento reale della nostra economia! Cioè una economia a valori quantitativi in riduzione sia per l’inevitabile processo di cambiamento della distribuzione internazionale del lavoro con il conseguente e progressivo spostamento delle produzioni
a basso valore aggiunto verso i mercati emergenti, sia per i nodi di competitività ancora irrisolti! In un contesto, nel quale il dualismo del Paese (nord-sud) si accentuerà e richiederà politiche fortemente diversificate, che richiedono una classe dirigente autorevole e coraggiosa. L’azione nell’immediato non può che essere quella di mettere mano rapidamente alle riforme strutturali che velocizzino, liberino dai vincoli burocratici e di costo (fisco) ed innovino profondamente la nostra economia e società! Solo così potranno diventare efficaci le risorse che potranno essere messe a disposizione. Chi continua ad affermare che ci vogliono interventi di politica economica e non riforme dice il falso e non ha a cuore il futuro del Paese!

Ha mai incontrato un personaggio politico o della classe dirigente che le ha fatto sperare in un cambiamento? Se sì, cosa ha impedito il raggiungimento della meta? A livello politico, il personaggio che più mi ha fatto sperare nel cambiamento e che ho sostenuto e stimato profondamente è Walter Veltroni! Con lui il PD ha raggiunto il livello di elaborazione più alto e più sintonico con i bisogni reali delle persone.  A livello della mia organizzazione, gli ultimi due “grandi” dirigenti regionali della CNA Emilia Romagna, ai quali devo la mia crescita professionale e politica: Alfredo Tosi ed Irene Rubbini.

Le idee espresse nel suo saggio sono chiare e limpide, come raramente mi è capitato di leggere, tutto con tono sincero e schietto, quindi ritornando a noi,  il percorso del nostro paese è stata una involuzione costante? Esiste una via d’uscita o d’emergenza? Nonostante la consapevolezza della difficoltà enorme della situazione italiana, sono una persona che vive e vede positivo e sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni; il mio modo di operare a tutti i livelli ove ho svolto ruoli dirigenti è lì a dimostrarlo! Quindi non posso non credere che esistano vie d’uscita! Sono sicuramente le azioni che elencavo sulle riforme strutturali, ma sono anche quelle di mettere in campo alcuni interventi drastici ed accelerati sulla riduzione della spesa pubblica (vendita e dismissioni di patrimoni immobiliari e mobiliari, cioè aziende pubbliche), e sull’aumento delle entrate con contribuzioni una tantum sui redditi, anche di pensione e sui patrimoni finalizzati alla riduzione in tempi rapidi del disavanzo accumulato, altrimenti il Paese non riesce ad avere risorse per investimenti e crescita occupazionale. Infine, io credo molto, nella completa attuazione del Federalismo per rendere maggiormente responsabile della spesa la classe politica, superando la copertura dei costi fatta con la spesa storica!!

Alla luce delle trasformazioni nella società globalizzata, ritiene che investire sulla formazione dei giovani possa essere una possibile arma contro la crisi? Gli investimenti sulla formazione sono fondamentali, specialmente a partire dalla messa in campo di un efficiente e rinnovato sistema dell’istruzione! Per molti anni la formazione è stato l’oggetto principale della mia professione e ne ho potuto verificare le grandi potenzialità per i giovani, ma non solo. Occorre, però, realizzare il “sistema della formazione professionale” con le sue specificità e le sue autonomie, se si vuole che contribuisca efficacemente alla corretta evoluzione dell’intera struttura dell’educazione italiana!

Le domande da rivolgerle sarebbero veramente tante, ma troppe da formulare in questa sede, ora le chiedo: ci può regalare un pensiero positivo da rivolgere ai giovani, a tutti coloro che stanno entrando nel mondo del lavoro, cosa consiglierebbe di fare, come si dovrebbero muovere, quale strada dovrebbero intraprendere per migliorare il loro paese e loro stessi?  Io credo nelle capacità dei giovani e nella loro intelligenza e creatività! Oserei dire che sono “innamorato” visceralmente dei giovani e per prima cosa, vorrei che studiassero per comprendere bene il mondo complicato, ma anche pieno di opportunità, in cui vivono! Che guardino alla globalizzazione come ad un valore e alla fiducia ed alla tolleranza come strumenti della loro azione. Credo molto nell’era digitale e nella rivoluzione che passa sotto il nome di “maker”! Qui vedo grandi possibilità per l’Italia e per gli italiani, in tutti i settori del Made in Italy, dall’agroalimentare, al design, alla moda, alla meccanica ecc. vedo l’affacciarsi di un “nuovo rinascimento italiano”, non dobbiamo sprecarne l’occasione!

Ringrazio Gabriele Morelli per la disponibilità e la gentilezza accordatami.

 

Anna Pizzini

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