La pandemia ha generato povertà: Banca d’Italia, famiglie siciliane a rischio povertà
La pandemia ha generato povertà: Banca d’Italia, famiglie siciliane a rischio povertà
Il punto di partenza era una grande differenza, una sperequazione direbbero gli economisti e la situazione di svantaggio della Sicilia si è aggravata ancora di più da questa pandemia. Lo sapevamo tutti, adesso ce lo raccontano anche gli studi della Banca d’Italia. Le famiglie siciliane sono a rischio povertà, ma il nucleo sociale è un legame che oppone resilienza alla crisi.
È il quadro descritto dal rapporto di Bankitalia sulla condizione delle famiglie siciliane, in un contesto di «divario con il resto del Paese in ambito sociale e ambientale, non colmati negli ultimi dieci anni».
Continua la relazione della Banca d’Italia: «La regione continua a caratterizzarsi per un livello di reddito inferiore alla media italiana e per una più ampia disparità nella sua distribuzione. La disuguaglianza dei redditi da lavoro, aumentata a seguito delle precedenti crisi, rimane elevata a causa del persistere di una maggiore incidenza di nuclei attivi senza reddito da lavoro. A questa si accompagnano ampi divari rispetto al resto del Paese in ambito sociale e ambientale, non colmati negli ultimi dieci anni. La quota di famiglie in povertà assoluta, maggiore rispetto alla media italiana, rischia di aumentare ulteriormente a seguito degli impatti dell’emergenza sanitaria; sono state comunque attivate misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito e ai consumi delle famiglie».
Il rapporto è fatto anche di luci e conclude dicendo che i siciliani resistono. Si riduce l’indebitamento e ciò fa sperare bene per il futuro.
Ecco la conclusione.
«Dal punto di vista finanziario le famiglie siciliane – spiega il rapporto – risulterebbero più resistenti alla congiuntura sfavorevole rispetto ai precedenti episodi di crisi. Dal 2008 tra le attività finanziarie, il cui valore è aumentato, si è assistito a una ricomposizione verso quelle più facilmente liquidabili. Alla fine del primo trimestre del 2020 i depositi bancari, che rappresentano la parte prevalente del risparmio, sono ancora cresciuti mentre si è registrato un forte calo del valore dei titoli a custodia detenuti dai risparmiatori, per le tensioni sui mercati innescate dal diffondersi della pandemia. La vulnerabilità finanziaria delle famiglie, misurata dal rapporto tra debiti e reddito disponibile, si è ridotta nell’ultimo decennio, portandosi su livelli inferiori a quelli medi nazionali. È inoltre proseguita la ricomposizione della struttura dell’indebitamento delle famiglie: l’incremento della quota di mutui a tasso fisso riduce i rischi legati a un eventuale rialzo dei tassi d’interesse. Nel primo trimestre del 2020 i flussi di nuovi mutui sono risultati equivalenti a quelli osservati nello stesso periodo dello scorso anno, mentre le nuove erogazioni di credito al consumo hanno segnato una notevole flessione».