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“L’insostenibile leggerezza dell’essere”

L’insostenibile leggerezza dell’essere

 

Ho temporeggiato mesi e anni prima di leggere questo libro. La copertina di questo libro ha sempre attirato la mia attenzione, anzi, forse più il titolo e le citazioni che trovavo sparse qua e là.

Adesso che ho iniziato a leggerlo penso che le sue stesse pagine siano “pesanti e leggere”; ma come si chiede lo stesso autore: “È giusto dire che la vita sia meglio prenderla con leggerezza?”

“Parmenide rispose: il leggero è positivo, il pesante è negativo. Aveva ragione oppure no? Questo è il problema. Una sola cosa è certa: l’opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni”.

Anche nella vita di tutti i giorni spesso usiamo queste parole rivolgendoci a un’altra persona, e le frasi più utilizzate sono: “Quanto sei pesante”, oppure, “Devi essere più leggera”.

“Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos’era successo in realtà a Sabina? Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l’aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l’insostenibile leggerezza dell’essere”.

Ognuno di noi vive la sua vita a suo modo e idealizza dentro di sé quello che è giusto o quello che è sbagliato.

Tornando alla trama, mi piace il contesto in cui è ambientata la storia: siamo nel periodo della Primavera di Praga (1968 circa), in cui è in atto il fervore e lo spirito degli artisti e degli intellettuali cecoslovacchi. A incarnare pienamente queste caratteristiche è una protagonista, che mi ha colpito tanto, il suo nome è Sabina ed è una pittrice. Il suo opposto nella sfera privata è Tereza (una fotografa), ma è simile a lei nella vita lavorativa: non ha paura di “buttarsi” in strada, infatti, trascorre sette giorni a fotografare soldati e ufficiali russi in ogni genere di situazioni compromettenti. Gli altri due protagonisti che racchiudono (insieme a Tereza e Sabina) “il Quartetto di Kundera”, sono Tomáš (un noto chirurgo), e Franz (un professore universitario).

Questi due hanno in comune un aspetto: l’infedeltà, e la stessa amante, Sabina. Tereza, invece, è l’unica vera compagna di Tomáš (il senso di quest’affermazione potrete scoprirla solo leggendo la storia).

Adesso rispondo a questa domanda: Che voto do al libro?

Partendo dal presupposto che non mi piace quest’idea di voti, soprattutto, perché la lettura (come la scrittura) è soggettiva, direi che è stata una lettura piacevole, a tratti “affannosa”.

Lo comprai perché avevo letto che nella trama è intersecato un fil rouge filosofico, ed è stata una delle ragioni che mi ha spinto a voltare pagina finora, durante la lettura. Ne è un esempio già l’apertura del libro:

“L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha questo folle mito?”.

Tuttavia, ammetto che in alcuni momenti ho avuto voglia di chiudere il libro, perché non amo troppi intrecci amorosi nei libri. Penso che l’autore si sia focalizzato tanto su quest’aspetto, affinché rilevasse alcune cose della sfera intima dell’uomo.

Ho apprezzato, infatti, il fatto di far balzare fuori quanto incidano nella vita di ognuno la propria infanzia, adolescenza, le quali si ripercuotono inconsciamente in quello che facciamo, in quello che diventiamo da adulti: determinate “immagini” non le dimentichiamo neanche nell’età più avanzata.

Ne sono un esempio chiaro le personalità delle protagoniste, ecco una frase chiave del carattere di Tereza:

“Adesso possiamo capire meglio il senso del vizio segreto di Tereza, i suoi continui e lunghi sguardi nello specchio. Era una lotta con la madre”.

“La bombetta era diventata il tema della composizione musicale che costituiva la vita di Sabina”.

Il resto, riguardo le loro vite, lo lascio scoprire a voi.

Infine, mi piace che traspaia anche la debolezza nascosta (a volte) degli uomini: seppur infedeli, amanti della vita libertina, sono fragili. In questo caso, mi colpisce la definizione utilizzata per descrivere l’animo di Franz:

“Franz è forte, ma la sua forza si rivolge soltanto verso l’esterno. Nei confronti delle persone con le quali vive, alle quali vuol bene, è debole.”

Agli occhi di Sabina è un bell’uomo, con dei muscoli ma servono a poco se poi non riesce a essere altrettanto virile a letto, tanto da tenere gli occhi chiusi mentre fanno l’amore, così da sembrargli un neonato (l’idea precisa è riportata a pag.130).

Alla fine di questa breve analisi posso dirvi che leggerezza o pesantezza colpiscono tutti, indifferentemente dal sesso o dal ceto sociale.

“Tomáš allora non si rendeva conto che le metafore sono una cosa pericolosa. Con le metafore è meglio non scherzare. Da una sola metafora può nascere l’amore”.

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