Cultura

L’opera di Verga

Il contesto storico in cui l’opera di Verga si colloca è quello dei decenni successivi all’unificazione italiana. Dopo la costruzione e l’organizzazione giuridica e amministrativa dello Stato, il governo affronta ora il problema dello sviluppo economico del paese, molto arretrato rispetto agli altri paesi europei. Mette in atto misure volte ad agevolare l’industria italiana porre le premesse per il decollo industriale di fine secolo. Anche l’Italia si avvia così a diventare una nazione industrializzata, anche se con notevole ritardo rispetto al resto dell’Europa. Questo sviluppo avviene però a duri costi da parte dei disperati più poveri della popolazione. L’industrializzazione crea grandi masse operaie che vivono a un livello economico bassissimo e il cui problema fondamentale resta quello della sopravvivenza. Aumenta il divario fra Nord e sud che viene abbandonato nella propria arretratezza. L’opera di Verga è proprio la testimonianza della delusione seguita nelle regioni meridionali, e in particolare in Sicilia, alla realizzazione dell’unità d’Italia. Agli entusiasmi del periodo risorgimentale, infatti, Verga contrappone un’analisi amara e disincantata della realtà, sottolineando non solo all’oggettiva arretratezza economica, culturale sociale della propria regione, ma anche gli errori di incapacità della classe dirigente locale e nazionale. Le sue opere sono, quindi, anche opere di denuncia, ma non solo. Lo scrittore esprime, infatti, una più generale concezione tragica della vita e della storia: tutti gli uomini cercano di migliorare le proprie condizioni economiche, e questo tentativo è alla base del progresso; ma, sia che essi riescono ad arricchire, sia che essi falliscono che si trovano più poveri di prima, le ricerca della ricchezza non può che avere esiti disastrosi. Di fronte a quest’analisi spietatamente pessimistica, Verga non trova che una soluzione, quella da lui stesso definita “la morale dell’ostrica”: i personaggi che riescono a raggiungere, se non la felicità, almeno la serenità, sono quelli che rinunciano l’ambizione e accettano di vivere nelle condizioni in cui il destino li ha fatti nascere. A questa ideologia conservatrice, Verga unisce però un’attività letteraria all’insegna della sperimentazione.

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