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Perché il salone del Libro deve rimanere a Torino


Articolo di Gianfranco Natale
© Riproduzione riservata

Il Salone del Libro di Torino era una possibilità ed è diventato una realtà: tantissimi editori centinaia di  migliaia di visitatori. Un patrimonio lungo 30 anni  che rischiamo di sciupare per interessi di cortile. La discussione potrà essere utile a tutti se cogliamo l’occasione per farla diventare un momento di crescita collettiva.
Vuole l’Italia un luogo di aggregazione culturale nazionale? O forse dovremmo dire: ha l’Italia una voce culturale univoca che deve esprimersi in un posto definito di interessa Nazionale?

Intendo dire: se abbiamo una letteratura italiana, una cultura da difendere allora c’è bisogno di un posto dove esprimere questa “cultura rappresentativa”.

Questo “luogo”  non può essere Milano per una serie di ragioni che qui non posso elencare, solo però potrò dire che la natura insita della cultura è assolutamente NON commerciale.
Milano per importanza e centralità merita di essere il centro di una serie lunghissima di attività, ma qui non si parla dei demeriti di Milano (che davvero sono pochissimi) quanto del valore simbolico che un luogo ha soprattutto in ambito culturale.
Milano è tante cose, ma non può essere anche la capitale nazionale del libro perché le ragioni di chi ha scelto Milano sono ragioni economiche e di marketing.
Hanno scelto Milano perché Milano conviene, hanno scelto Milano perché Milano tira.
La cultura non tira, la cultura influenza, sottende, sussurra. Certamente quando penso alla cultura non penso all’indice di gradimento, quanto invece alla suggestione romantica.
Abbiamo il diritto di avere una suggestione? Se mi parli di società, cultura e ambiente allora ti dirò di sì: ecco perché Torino non è Milano.
Torino non impone ed è per questo che vorrei una sola Grande Fiera, un grande evento dedicato:  unico e irripetibile e vorrei si svolgesse lì dove è nato.

Torino ha imparato la lezione, i costi degli stand saranno più bassi, le aree dedicate ai piccoli editori più centrali, gli spazi per discutere più gestibili, le scuole saranno coinvolte ancora di più in questo processo.
Allora fate pure una splendida fiera a Milano, ma non schiacciate Torino: quando progetterete la Fiera di Milano pensate alla modernità, al futuro, agli sviluppi economici. Sarà una fiera bellissima ma non è necessario sradicare le storie che Torino in 30 anni ha coltivato.
I trapianti culturali sono cose da Soviet.

Lo dirò romanticamente: io tifo per Torino e quando si parla di cultura ed emozioni, il romanticismo e l’entusiasmo hanno un peso importante.

Articolo di Gianfranco Natale
© Riproduzione riservata

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