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Capo d’Orlando (U Capu in siciliano)

Capo d’Orlando (U Capu in siciliano) è un comune italiano di 13 146 abitanti  della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Centro a prevalente vocazione turistica e commerciale del comprensorio dei Nebrodi, del quale è uno dei poli, insieme a Patti e Sant’Agata di Militello (rispetto ai quali vanta un maggior numero di abitanti), è nato come borgo di pescatori. Originariamente frazione di Naso, il paese ha raggiunto l’autonomia il 1º agosto 1925, dopo uno sviluppo legato principalmente all’attività dei pescatori. Oggi è il quarto comune più popoloso della città metropolitana di Messina, dopo il capoluogo e i centri di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo.

È sede di attività artistiche (pinacoteca comunale, museo Villa Piccolo, Castello Bastione) ed archeologiche (Terme di Bagnoli, Cave del Mercadante).
La naturale propensione del centro per le attività economiche è esaltata da una percentuale (sulla popolazione residente) altissima di attività commerciali. Le strade del centro, lineari e ordinate, vedono uno dietro l’altro, una lunghissima serie di negozi e tante attività commerciali.
Il centro ha una forte vocazione turistica e fu uno dei primissimi centri (di piccole cittadine) a dichiararsi area interamente pedonale: fu una scelta azzeccata che ha reso la città ancora più vivibile.
Il lungomare di Capo d’Orlando è una terrazza sul tirreno.

Storia antica

Il toponimo Capo d’Orlando risale all’Alto Medioevo, ribattezzando la città in onore a una presunta sosta del paladino Orlando che fece durante una crociata in Terra santa. Agatirno, l’antica città greca che corrisponde all’attuale Capo d’Orlando, antico insediamento degli Spartani, secondo la leggenda sarebbe stata fondata da Agatirso, figlio di Eolo, re dei venti e delle isole Eolie (da non confondere con Eolo, dio dei venti presso i greci, con il quale viene spesso confuso, a partire dall’Eneide di Virgilio, opera nella quale le due figure mitologiche vengono sovrapposte per la prima volta nel libro I). Il paese avrebbe conservato il nome di Agatirso, “colui che porta lo splendido tirso”: dunque sarebbe stata in origine una città sacra al culto di Dioniso, simboleggiato appunto dal tirso.

Nel 210 a.C., secondo le cronache di Tito Livio, Agatirso o Agatirno, “società di ladri, esuli e malfattori”, subì una massiccia deportazione: circa 4.000 persone furono deportate in Calabria dal console Marco Valerio Levino, forse proprio per effetto dei culti dionisiaci. È questa l’ultima traccia della storia di Capo d’Orlando prima dell’epoca normanna, in quanto i Berberi invasero la città senza lasciarne testimonianze arrivate sino a oggi: la testimonianza successiva è di Goffredo da Viterbo, il quale riferisce che il promontorio porta il nome del paladino Orlando (al posto del vecchio nome paganeggiante), da quando Carlomagno, al ritorno dal suo pellegrinaggio a Gerusalemme, fece tappa in Sicilia orientale. Durante il Vespro siciliano il 4 luglio 1299, Capo d’Orlando torna nelle cronache con una battaglia navale tra Giacomo II e Federico III per la reggenza degli Aragonesi in Sicilia, nel contesto della disputa fra Aragonesi e Angioini per il trono siciliano.

Nel 1359 Federico IV d’Aragona assegna al nobile Vinciguerra d’Aragona i possedimenti e il Castello d’Orlando.

Nel 1398, Capo d’Orlando è citata nelle cronache per l’assedio di Bernardo Cabrera, conte di Modica, che insegue Bartolomeo di Aragona, traditore del re Martino I rifugiatosi nel Castello che si trova sul promontorio dal quale Capo d’Orlando prende il nome. In questa occasione il Castello, utilizzato fino ad allora come roccaforte di guardia contro i pirati, viene distrutto: iniziano così le incursioni dei pirati, due delle quali testimoniate nel 1589 e nel 1594, fino alla realizzazione di una postazione di guardia, nel 1645. Nel 1598 il ritrovamento vicino al Castello di una piccola statua della Madonna, riproduzione della Madonna di Trapani, che secondo la leggenda sarebbe stata portata da San Cono Abate, porta la comunità locale a costruire nel 1600 il Santuario di Maria Santissima, tuttora simbolo del paese.
Storia moderna e contemporanea
Litorale est che si estende fino al borgo di San Gregorio e termina al porto (vista dal Santuario di Maria SS. sito sul Monte della Madonna)
Via Vittorio Veneto a Capo d’Orlando con vista sul Monte della Madonna
Il Monte della Madonna e il Faro (dettaglio)
Il porto turistico al borgo di San Gregorio

I secoli successivi, segnatamente il XVIII e l’inizio del XIX, sono anni di lunghe e dannose alluvioni, che spingono i conti d’Amico, antichi proprietari del latifondo, a cederne la proprietà al Comune di Naso. Le alluvioni sono però occasione di nuova fortuna per Capo d’Orlando: per effetto dell’azione del mare nasce una pianura molto fertile, e le filande – attive già dal XV secolo in contrada Malvicino insieme alla coltura della canna da zucchero – vivono una fase di sviluppo. Capo d’Orlando affianca dunque le coltivazioni all’attività dei pescatori, e per proteggere il centro dalle scorribande dei pirati e sfruttare le nuove risorse i baroni di Naso realizzano una torre fortificata e un trappeto per lavorare lo zucchero.

Nello stesso periodo, nella zona di San Gregorio nasce una tonnara: è così che Capo d’Orlando – e più nello specifico il borgo marinaro di San Gregorio, vero cuore pulsante del paese fino alla fine del XIX secolo – raggiunge una forte indipendenza economica e inizia a crescere demograficamente, anche per effetto del completamento, nel 1895, della ferrovia che attraversa il centro e delle statali 113 Messina-Palermo e 116 Capo d’Orlando-Randazzo. A cavallo fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo iniziano così le agitazioni popolari per rivendicare l’autonomia da Naso, che ormai ha la stessa rilevanza economica e demografica della frazione e per tenere l’avamposto a mare concede porzioni di territorio agli orlandini. Le agitazioni però proseguono, fino a quando, con Legge n. 1170 del 25 giugno 1925, Capo d’Orlando ottiene l’autonomia a decorrere dal primo agosto, suggellata il 27 settembre dello stesso anno dall’inaugurazione del municipio.

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