Sicilia

Cinisi e i luoghi di Peppino Impastato

A Cinisi si trova un luogo importante per la memoria collettiva nazionale e siciliana: “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, molto attiva dal punto di vista sociale e con numerose iniziative che ricadono positivamente sul territorio. Del resto questi sono i luoghi di Peppino Impastato. In questi giorni in cui le immagini dei media rilanciano giovani iraniani in strada che sfidano il potere mi è venuta chiara e forte l’associazione con la figura di Peppino Impastato.
Sembra molto forte come paragone, ma se collochiamo gli anni (il 68) e la storia e lo sguardo sulla periferia siciliana, qualche connessione la si ritrova.
Del resto questo ragazzo indisciplinato e libero chissà come appariva agli occhi vetusti dei contemporanei. L’energia vitale e rivoluzionaria di questo giovane pacifista somiglia molto a quella dei ragazzi che protestano in Iran.
Naturalmente è solo una connessione emozionale, la storia non è fatta di suggestioni, ma lo studio della storia insegna che gli eventi a volte lontani possono avere dinamiche molto simili.

Giuseppe Impastato, detto Peppino, nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia legata a Cosa nostra: il padre Luigi (1905-1977) era stato inviato al confino durante il periodo fascista per la sua appartenenza alla mafia, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre, Cesare Manzella, era il capomafia del paese, ucciso nel 1963 in un attentato con una Alfa Romeo Giulietta riempita di tritolo.

Il ragazzo ruppe presto i rapporti con il padre, che lo cacciò di casa, e avviò un’attività politico-culturale di sinistra e antimafia. Nel 1965 fondò il giornalino L’idea socialista e aderì al PSIUP.
Dal 1968 in poi partecipò, con il ruolo di dirigente, alle attività delle nuove formazioni comuniste, come Il manifesto e, in particolare, Lotta Continua. Condusse le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1976 costituì il gruppo Musica e cultura, che svolgeva attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo di Gaetano Badalamenti (chiamato sarcasticamente «Tano Seduto» da Peppino), successore di suo zio Cesare Manzella come capomafia locale, che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era Onda pazza a Mafiopoli, trasmissione satirica in cui Peppino derideva mafiosi e politici.
Nonostante le minacce e le continue pressioni della comunità locale, nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma non fece in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché venne assassinato a campagna elettorale ancora in corso, la notte del 9 maggio, su commissione di Badalamenti, venendo colpito a morte o tramortito con un grosso sasso (che venne rinvenuto a pochi metri di distanza, ancora sporco di sangue).

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