Cultura

Imago e parola autentica

Forse la parola non ha bisogno di immagini, ma ha sicuramente bisogno di evocazioni, la forza consapevole della parola non è mai predeterminata. Ad esempio quando sento alcuni telegiornali in un riflesso condizionato sento il bisogno di cambiare immediatamente canale, in quel caso la parola è edulcorata. Costruita su misura, imbevuta di dottrina e timore reverenziale, inzuppata di vassallaggio benevolo nei riguardi del potere. In questi casi la parola non evoca un bel nulla, non è parola ma velina. Semplice trasmissione di lettere.
Vocale+consonante. Tutto qui. 
Mi piacerebbe sentire nei telegiornali voci autentiche, vorrei si raccontasse la verità, storie quotidiane, la sofferenza dei tanti. Spesso invece si sente l’eco lontano del palazzo, voci dei potenti che non hanno nulla da temere.

Noi siamo qui in trincea, ad affrontare una vita forse più difficile, sicuramente più vera.
A questo punto le mie scuse per lo sfogo, non voluto, ma sentito perché la parola è altro, quando ad esempio è scavata a tal punto che l’incavo è “pieno” e la parola muta diviene imago, dimensione altra.

Prima non c’era, dopo c’è…In questo labor limae il peso specifico è tale che se ci metti tanta passione quello che dici incide la tua e l’altrui coscienza. Perché questo preambolo? Perché sempre più spesso oggi è necessario presentare il libro con una scelta grafica importante.

Stiamo lavorando moltissimo sulle immagini dei nostri testi, sulle copertine. Il nostro studio grafico presenza delle emozioni e non banali immagini. Non siamo soliti presentare copertine che non abbiamo dentro una voce, una rappresentazione grafica di ciò che l’autore sottende. Il nostro catalogo è qui, e colgo l’occasione per ringraziare lo staff grafico che ci segue, che lavora con la passione di chi ha emozioni vere da raccontare…

 

Due citazioni per questo articolo, la prima è una citazione fatta col cuore (Foscolo), la seconda è appunto iconografica e la faccio col sorriso beffardo (L’Inferno Dantesco 🙂

 

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all’universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
(Alla sera, Ugo Foscolo)

 

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