Sport e Letteratura

Italia – Svezia, liberi di “vendicarci”

Articolo di Gianfranco Natale

Italia Qualificata: il biscotto è stato offerto dalla Premiata Nazionale Italiana.
Italia – Svezia 1 – 0
Per chi non ricorda Svezia e Danimarca nel 2004 passarono il turno con un poco onorevole pareggio (fu chiamato il “Biscotto svedese” perché sembrò un risultato sistemato a tavolino). Con quel pareggio entrambe le squadre si qualificarono a discapito dell’Italia.
Questo 1-0 è una liberazione ma rappresenta anche il concetto primitivo che rende il calcio universale e lirico! Si dice che la palla è rotonda e per dirla tutta non fosse stato per quel biscotto saremmo un tantino meno felici. Oggi forse siamo stati un po’ più prevedibili  ma non eravamo da soli in campo, c’era la nazionale più forte (fisicamente) del torneo. La squadra più alta (metricamente parlando gli spilungoni svedesi sono tutti attorno ai 2 metri)  e per chi  crede alla statistica ci aggiunga che l’Italia è la squadra anagraficamente più “vecchia” del torneo.
Dunque? Fatevi i conti e ditemi se non è normale che abbiamo vinto? Sta qui l’arcano del calcio, la sua imprevedibilità e poi l’Italia ha gestito meglio le energie. Ha atteso i giganti svedesi, li ha stancati. Una strategia incredibile. Non abbiamo giocato il calcio più bello del mondo, ma oggi è stata una partita tatticamente straordinaria e non solo perché abbiamo vinto.
L’allenatore Conte ha orchestrato una strategia terribile e insidiosa. Ha disseminato il campo di mine antiuomo e falcidiato i nemici con una tela strettissima e una squadra corta. Gli innesti del secondo tempo hanno annullato le distanze tecniche:
59’ – Cambia Conte: fuori Pellè, dentro Zaza.
74’ – Cambio Italia: esce De Rossi, dentro Thiago Motta.
84’ – Dentro Sturaro al posto di Florenzi.  88’ – Sponda di Zaza, Éder si accentra e lascia partire un destro sul secondo palo che non lascia scampo a Isaksson.
Svezia, finita. Italia felice e vincente.
La vendetta è una parola non bella, ma il sentimento calcistico la ammette, forse la lezione più importante di oggi è questa: una funzione catartica del calcio che rende le persone più libere, libere anche di vendicarsi senza sentirsi cattivi. Il Biscotto è servito.

Articolo di Gianfranco Natale
© Riproduzione riservata

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