Cultura

La passione per la scrittura

Stefano Mozzetta giovane scrittore debutta con “Aghìr e la conquista delle chiavi d’oro”, edito da Kimerik, un romanzo collocabile tra il genere fantasy e la fantascienza. Uno studente di medicina durante una vacanza con i genitori si ritrova catapultato in un mondo sotterraneo alle prese con altri popoli, ma soprattutto gli verrà confessato un segreto che nessuno vorrebbe mai che gli fosse stato svelato. Così l’avventura comincia…

Iniziamo l’intervista partendo dal titolo: Aghìr è una città sotterranea ma nella realtà è un luogo turistico della Tunisia. Il suo spunto viene proprio per amore di questo luogo o per pura coincidenza? “Che Aghìr sia un luogo turistico della Tunisia, lo sono venuto a sapere dopo la pubblicazione del romanzo. Aghìr, nella lingua parlata nella città sotterranea della storia, vuole significare “senza terra”. In poche parole: “a” è una sorta d’alfa privativo del greco antico; “ghì” vuol dire terra; la “r” è spesso usata per i nomi che indicano luoghi abitati. Come si noterà, la lingua di Aghìr ha molto in comune con le nostre classiche. Non voglio dilungarmi troppo: ho ritenuo logica un’influenza, seppur indiretta, dei sudditi della Cittadella sulla storia dell’uomo (e ciò lascia intendere che molte delle domande su questioni magnifiche e misteriose del nostro passato, potrebbero trovare una fantasiosa risposta tra la gente di Aghìr e la sua implicita, contraddittoria e controllata necessità di interagire con l’uomo).”  

Lei è molto giovane e frequenta la facoltà di medicina (molto impegnativa), come ha trovato il tempo per scrivere e sviluppare un romanzo così ben articolato? Allora ci dimostra che nella vita si può essere poliedrici e fare tante cose contemporaneamente? anche se diverse? Non mi ritengo, ad essere sinceri, un esempio in quanto studente di medicina e scrittore. La mia è una storia semplice. Ho sentito forte il bisogno di scrivere di quest’avventura; di conseguenza ho trovato il tempo di scrivere. Certo, non è stato un periodo facile quello della stesura, perché ero sotto esami e perché era estate: scrivevo quando potevo, sopratutto di notte. Scrivevo, perché non ne potevo fare a meno.”

Sicuramente per scrivere un romanzo del genere possiede molta fantasia, ci sono grandi scrittori fantasy che l’hanno ispirata? “Assolutamente sì, ci sono e sono tanti. Prima di tutto, come ogni ragazzo della mia età, porto nel cuore la saga di Harry Potter: mi ha avvicinato alla lettura da piccolissimo; ho letto tutt’e sette i libri almeno una ventina di volte; ho fatto la fila in libreria ogni volta che ne usciva uno. Insomma, sono cresciuto con quella storia e, in un certo senso, mi ha cresciuto. Poi molto mi hanno influenzato le opere di Tolkien, a cui spesso faccio riferimento in Aghìr. Oltre il fantasy, ci sono molti altri autori che mi hanno lasciato qualcosa e che sento di aver citato nel romanzo: Poe, Kerouac o Fante ad esempio; e tanti altri che non sto a scrivere, perché altrimenti verrebbe una lista lunghissima.”

I suoi personaggi sono ben descritti e finalizzati, sicuramente Teo, il protagonista, possiede caratteristiche autobiografiche, ma è l’unico oppure risiedono in altri personaggi?  “Teo sicuramente possiede molte caratteristiche autobiografiche. Come spiegavo, ho scritto perché ne avevo bisogno. Più precisamente, ho scritto di un’avventura, perché sentivo il bisogno di scrivere di un’avventura. Ecco che Teo mi somiglia molto, perché è chi vorrei essere e vive quello che anch’io con lui ho vissuto mentre scrivevo. Anche altri personaggi, soprattutto all’inizio, hanno molto a che vedere con la mia vita. Per lo stesso motivo per cui Teo ha molto di me; e perché (e ciò è una spiegazione più concreta, e forse anche una debolezza, magari frutto della mia ancora povera esperienza come scrittore) ho ritenuto di riuscire a creare una storia più credibile, scrivendo di caratteri e faccende che fanno parte della mia esperienza.”

Ci spieghi il dietro le quinte dei suoi personaggi, cosa dovremmo sapere che non ha potuto scrivere ed invece ha dovuto tagliare per amore dell’omogeneità della trama? “Mi sarebbe piaciuto concentrarmi di più sulla famiglia e gli amici di Teo. Anzi, in un primo momento li avevo coinvolti maggiormente nella storia. Poi mi sono reso conto che così facendo il romanzo perdeva le caratteristiche d’un libro d’avventura per acquisire quelle di un’autobiografia del protagonista. E io, in quel momento, volevo scrivere d’avventura.”

Teo affronta un viaggio per nulla semplice ma anzi pieno di pericoli ed ostacoli, nell’immaginifico tutti i viaggi servono per affrontare le nostre paure e per farci cresce temprandoci psicologicamente. Teo ha il gravoso compito di salvare l’umanità, ma lei ha già dovuto affrontare un viaggio simile? “No, devo essere sincero, non ho mai vissuto un viaggio, o un’esperienza in generale, che sia paragonabile, sul piano della crescita e del confronto con le proprie paure, alla storia di Teo Eugeni. Forse, metaforicamente, le difficoltà che il protagonista del mio romanzo vive, rimandano agli ostacoli che l’ingresso nel mondo degli adulti mi presenta, come giovane, sulla strada di ogni giorno (e questo concetto credo sia condivisibile dalla maggior parte dei miei coetanei). Quindi, scrivere di un’avventura simile, che è un’evasione, in certo senso, per me è stato affrontare la maturità e allo stesso tempo fuggire con fantasia da essa.”

Si comprende che il finale è aperto, a quando il secondo libro della saga? Perché lo si percepisce che la stoffa c’è tutta e noi attendiamo con ansia… “Intanto La ringrazio per questa domanda e le precedenti, perché le ho trovate molto lusinghiere. Sì, la storia di Teo Eugeni non finisce con la Conquista delle Chiavi d’Oro. Quando ho cominciato la stesura di questo romanzo, avevo già in mente una storia più grande del romanzo stesso. Quindi è una questione di tempo: l’idea di un secondo libro c’è, c’è sempre stata, attende solamente di essere resa a parole stampate. Non so dire quando riuscirò a completare il successivo: ci sto lavorando e continuerò a farlo con passione. Il tempo è sottomesso alla passione per la scrittura, all’ispirazione e al bisogno.”  

Anna Pizzini

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