Per i Sentieri della Vita. Nota critica di Giovanna Mulas alla poesia di Gianni Manca
La Vita è viaggio, è mare da attraversare, è dono. Regalatemi il mare per conoscere l’Uomo. Io, Noi, siamo un Mare… Eppure, sappiamo come non sia possibile avere in dono il Mare, per quanto Esso possa apparire, soprattutto a noi isolani, comunque nostro. Il viaggio, e qui voglio parafrasare l’amato Gibran, è metafora di sponde da toccare, oceano da navigare mediante esperienze mirate a maturità e consapevolezza. Puoi arrivare a vedere il porto oppure no, ma la meraviglia sta nel viaggio; in tutto ciò che tu potrai apprendere durante lo stesso.
Non si viaggia la vita guardando scorrere l’esistenza altrui attraverso i vetri di una finestra. Ecco; questo fa, o dovrebbe fare, il Poeta. Amo definire Gianni Manca un viaggiatore di Anime. Per dirla alla Keats, il poeta è la più impoetica delle cose che esistono; perché non ha identità, è continuamente intento a riempire qualche altro corpo: il sole, la luna, il mare e gli uomini e le donne, che sono creature d’impulso, sono poetiche, e c’è in loro qualcosa d’immutabile. Ma il poeta no: egli non ha identità, è certamente la più impoetica tra tutte le creature.
Trovo i versi dell’autore quell’acuto che si erge e suo malgrado – ammirabili la sua pudicizia, la moralità che lo contraddistinguono in un gran circo di ruffianeria, di modesto talento e piccole lobbies senza pudore che costituiscono triste fonte inesauribile nell’ambiente letterario sardo – sul costante brusio di persone non tanto abituate al climax poetico ma amanti dello stesso, quindi del vento di peccato che si respira tra i tendaggi di un velluto porpora. Il Modus Operandi di Gianni Manca è intrecciato a note sospese tra cielo e terra, tra ciò che è e ciò che sarà. Il Lettore pensi a Shakespeare, venerato da Keats come un mito: annulla il proprio Io in un teatro del mondo nella cui recita assume di volta in volta le fattezze e la voce di Romeo, Giulietta, Prospero, Macbeth, parlando sempre attraverso di loro, in una spersonalizzazione incondizionata, mitica. Si pensi al viaggio nel sottosuolo seguito dalla risalita di Dante – nel Purgatorio la cantica termina con la parola stessa con cui finiscono le altre due. “Puro e disposto a salire le stelle”, nell’Inferno: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, nel Paradiso: “L’amore che muove il sole e l’altre stelle”, esplicito invito a tenere lo sguardo e l’intelletto puntato tenacemente verso l’Alto… . Sono le grandi metafore di una letteratura che non vuole sostituire la realtà ma penetrarla, esprimerla. Il passaggio di Keats sull’impoeticità del poeta ne celebra questo ruolo umile, glorioso.
Dopo tutto, i poeti stessi amano ridurre la distanza che li separa dalla media degli uomini; spesso assicurano che ogni uomo, in fondo, è un poeta; e che l’ultimo poeta morirà solo con l’ultimo uomo.
La Poesia è energia che supera la ragione, poiché le cose come le creature esigono Poesia, essenza, verità, scavo tra ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato.
Gianni Manca, nella sua lirica, ripercorre le proprie vicende: con lui rivedo quel mio albero alto sempre nel cuore, fusto divino di sughero ardente e ardesio, dove un bambino, uno qualsiasi, cercava d’inerpicarsi scalando, sfidando il cielo e i rami che, nel giorno dell’angelo custode, sfrondavano quell’autunno precoce tipico dell’amata Nuoro.
Gianni Manca spazia nei più svariati temi, consentendo una lettura articolata su più livelli.
Attorno agli anni Ottanta il Poeta pubblica quasi in sordina una nuova raccolta di poesie, Una penna fra le nuvole. Nel 2013 vede la luce Danza sul pentagramma, quindi, nel 2015, Viaggio attraverso i pensieri, con cui viene segnalato col Diploma d’Onore al Memorial Melania Rea. Il Concorso Versi d’Agosto lo vede, nella sua maturità, premiato tra i finalisti con una Menzione Speciale.
Ora, c’è da dire che fino a che bene e male esisteranno dentro l’uomo, esisteranno anche fuori dall’uomo: andranno a lottare, a riempire inevitabilmente tutto ciò che lo circonda. Ne deduco dunque che, se il male è forza negativa e il bene non pregiudica forza quanto resa senza lotta o condizione, ‘il male’ sarà sempre e comunque predominante sul bene. Non più forza del bene ma resa incondizionata al male, che si oppone in eterno a qualcosa che rifiuta la lotta, quindi la subisce. E comunque, secondo alcuni, vince. Ma perché vince se non esiste lotta?
Forse perché il bene è Luce; senza la luce ogni creatura morirebbe, e ogni creatura rappresenta la Vita…
“…Ti ho seguita nelle mie notti senza fine
con i miei occhi insonni
spalancati sulla finestra dei sogni,
senza capire quel sorriso tra le righe…” (da ‘Silenzi’)
‘Il male’ è, almeno nell’immaginario collettivo, viaggio nell’oscuro, in ciò che non si vede o conosce. Nel buio dell’inconscio e ritorno. Ne deduco dunque che si tratti di immersione nella conoscenza, ché solo di ciò che non si conosce, si ha paura.
Perciò, come leggo in Gianni Manca, non esiste bene, e non esiste male, se il male è necessario alla consapevolezza dell’uomo.
Versi come preziosa testimonianza di costumi e mentalità, versi uguale svolgersi della vita, amore, amicizia e dolore: ciò che fa l’uomo.
La poesia dell’autore, concreta nonostante influenzata dal comune lapalissiano Sistema rivestito di superficiale ed apparenza, oramai indifferente anche al canto più armonioso; si definisce anche nei tratti più drammatici con mano leggera, accattivante, pure, forse, inconsciamente ironica, comunque in grado di creare preziosa empatia col lettore:
“Ho avvertito la forza del dolore riempirsi di luce
sulle note scaturite dal sapore di una lacrima,
mentre un angelo suonava nel cuore di un gigante,
picchiava sul silenzio dei frammenti di un amore…” (da ‘Un Pianista’)
Leggo l’impegno, necessario a quanti sanno che per costruire un futuro degno è necessario scavare e rispettare storia ed eventi, le proprie radici:
“…Gli alberi protesi ad ascoltare
le tue urla nell’inganno finale,
inermi a catturare l’ombre che svaniscono
di quel nome nascosto nella morte…” (da ‘Melania’)
In Gianni Manca la mia Lilith cammina a fianco della luce, il dolore di ieri per la maturità dell’oggi. E una sicura conoscenza può ricondurre ogni scelta dell’uomo alla salute del corpo e alla pace dell’anima, ché questo e solo questo, forse, è il fine della vita: la vita stessa.
Giovanna Mulas