Problema immigrati in Sicilia
La questione è presto detta: una certa politica di facciata ha inteso delineare la parola accoglienza con simbologie diverse da quelle che la reale situazione può accettare. Certamente accogliere significa rispettare la vita umana, offrire ospitalità, soccorrere chi ha bisogno. Ma qui ci sono persone che spendono 4/5 mila dollari per accedere al Parco Europa. A parte chi è in una reale situazione di bisogno, gli immigrati economici devono essere immediatamente rimpatriati.
Voglio dire: perché invece di avventurarsi dentro un barcone, rischiare la vita e foraggiare terroristi e mafiosi non investono questi soldi nel loro paese?
Si deve capire che accogliere significa tante cose, sicuramente offrire temporaneamente ospitalità, ma nel contempo predisporre il rimpatrio a tutti i costi. Solo così si potrà delineare una risposta civile e giusta (non solo per gli stranieri, ma anche per gli italiani).
Se vuole venire in Europa è necessario che l’extracomunitario affronti una trafila formale e ufficiale (perché non fare un’agenzia dell’immigrazione unica per l’Europa nelle varie ambasciate Africane e Asiatiche?).
Se l’extracomunitario si presenta dentro un barcone, ebbene il suo diritto collide con quello che generazioni di europei con tanti sacrifici hanno costruito.
Se i politici avessero la capacità reattiva necessaria e rimpatriassero per un anno chi si presenta in modo irregolare nessuno partirebbe più in direzione della Sicilia. Parlo della Sicilia perché adesso mi pare più chiaro che il territorio della Trinacria è considerato esso stesso un centro smistamento profughi e richiedenti asilo.
Stanno facendo della Sicilia un’area dove gestire gli immigrati che giungono in Europa. Il destino della Sicilia, dunque si sta delineando e una politica debole e fragile, fatta da gente che si è candidata per inseguire interessi personali ha ridotto ai livelli inadeguati i diritti dei siciliani.
Migliaia di extracomunitari percorrono le millenarie vie siciliane. Comprendo e ammetto che l’ospitalità è una necessità e un obiettivo, ma stiamo arrivando al limite oltre il quale il numero di extracomunitari che imperversano lungo le vie siciliane sarà così importante che inevitabilmente si dovrà giungere a un’altra riflessione: qual è il limite cosiddetto di non ritorno?
La progressione di crescita dei migranti negli anni mostra come su tutta l’isola il loro numero sia più che raddoppiato nelle province storicamente più interessate al fenomeno (Palermo, Catania, Messina, Ragusa e Trapani) e negli altri casi triplicato o addirittura quadruplicato. incrementando di conseguenza anche l’incidenza sul totale della popolazione.
Questa è una risposta che la Politica ci dovrà dare, una politica capace di prendere decisioni strategiche.
Non si possono chiudere gli occhi. E’ vero che l’emigrazione è un fatto storico inevitabile, così come è vero che è necessaria la tolleranza. Certamente però si può uscire dall’emergenza, evitare il caos, attribuire compiti, strategie e responsabilità.