Politica

Profondo Sud

Una serie di numeri ci danno il segno del destino: ci si avvicina prepotentemente al punto di non ritorno dove le crisi divengono esasperate, le difficoltà economiche si tramutano in malessere sotteso e strutturale.
Due generazioni di politici collusi con le criminalità, privi di un valore fuori moda (in ambito maggiorente) “il bene comune”, hanno creato il presupposto del precipizio. Il Sud, la Calabria, la Sicilia sono arrivate a un livello di difficoltà tale che gli stessi cittadini non vedono soluzione al problema.
Ecco qualche dato:


Immagini che si illustrano da sole: la disoccupazione a livelli africani (nel senso di modello di sviluppo peggiore dell’Africa), desertificazione industriale, una criminalità che ha un patrimonio economico tale da poterla definire come banda armata e che è capace di controllare intere province e aree estese delle regioni meridionali.

I giovani che emigrano in cerca di fortuna.
Crisi di nascite (i morti superano i nuovi nati) che ha riportato il Sud al 1861. Centocinquanta anni sono passati invano!
Non tutti sanno che il sud ha una presenza di appartamenti vuoti enorme (in alcune zone troviamo il 10% di appartamenti nuovi invenduti, chiusi non completati), si aggiungano a questi vecchi immobili decadenti e privi di manutenzione. Aree praticamente abbandonate. Un’emigrazione che appare paragonabile solo a quella del secolo scorso. Con una differenza sostanziale: nel 1900 si emigrava in cerca di fortuna, ma rimaneva una popolazione attiva, giovane e dinamica con un altro tasso di natalità. Ora i pochi giovani meridionali (istruiti e formati) sono pronti a lasciare un Sud maleodorante di corruzione e desolato dal punto di vista degli investimenti.
Chi li può condannare?
Non è l’edilizia la soluzione (a volte è stata la causa del problema, numerose sono state le ditte edili colluse con le mafie).
Non è l’investimento a pioggia la soluzione. Lo hanno scritto tutti e tutti lo sappiamo. Cosa si può fare? Creare delle aree a sviluppo sostenibile: ci sono migliaia di capannoni abbandonati. Ristrutturateli e appaltate i lavori a ditte certificate. Consegnateli a giovani start up, fornire per due anni luce gratis e Internet gratis. Creare una connessione avanzata, collegateli in rete e queste aziende fioriranno. Puntare sulle scuole del Sud. Togliete manodopera alla criminalità organizzata con il tempo prolungato (così da tenere i ragazzi a scuola e non lasciateli in mezzo alle strade).
Non solo scuole medie e superiori, anche Università e Ricerca! L’università della Calabria funziona? Concentrate là gli sforzi!  Quella di quell’altra regione ha difficoltà e ci sono episodi di corruzione? Riducete gli investimenti pubblici.
Come vedete qualcosa si può fare. Ma vi assicuro non saranno i politici meridionali che ci rappresentano oggi a fare qualcosa per questo sud, spesso loro stessi sono stati (a volte inconsapevoli, spesso consapevoli) carnefici di un’area dell’Italia che aveva un altro destino. Un destino felice e laborioso.
Sapete come vedeva Goethe la Sicilia?
«Sai tu la terra ove i cedri fioriscono?
Splendon tra le brune foglie arance d’oro
pel cielo azzurro spira un dolce zeffiro
umil germoglia il mirto, alto l’alloro…».
(J.W.Goethe, “evocazione”).
Adesso meridionali, siciliani, calabresi, campani quando andrete a votare guardate in faccia i vostri politici, guardate la loro fedina penale prima di votare:
tra un nemico onesto o un amico disonesto, ebbene io il mio voto lo darei al mio nemico.

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