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“Le mele rosse sono velenose” di Elvira Trap

Francia, anni ’40, Jeanne è una donna – e lo è a trecentosessanta gradi – ed esserlo, nel periodo in cui lei vive, è una sfida ancora più dura di quella combattuta oggi, sì, perché quella della condizione femminile rimane una questione sociale aperta e sofferta, purtroppo. Il quadro si complica, ancor di più, se di mezzo c’è una malattia che in quegli anni è ancora poco approfondita scientificamente, scarsamente capita e, anzi, demonizzata. Come una grande torcia accesa nella testa la malattia la blocca, le crea disagio sociale, la fa scivolare nel vizio e nella perversione. La nostra protagonista ha, insomma, tutte le carte in regola per farci vivere fra le righe una storia complicata, intensa, empatica, coinvolgente; in questo Elvira Trap riesce benissimo, per svariati motivi.

Le trame di questa storia si intrecciano piacevolmente: il lettore vive le istantanee della vita di Jeanne in uno scorrere fluido e chiaro, in cui è coperto un arco cronologico molto ampio ma ben diluito in un numero di pagine, in proporzione, apparentemente esiguo. In realtà, il tempo della vicenda scorre con una sua logica impeccabile, non si percepiscono salti temporali eccessivi né vuoti di trama. Il vissuto della giovane donna di Provenza è tutto lì, a servizio del lettore… ed è un piacere tuffarcisi. Punto di forza del testo, a nostro parere, la sintassi breve, spezzata, incalzante, che rende la lettura leggera e inevitabile il desiderio di procedere nella storia.

Jeanne è una donna a trecentosessanta gradi perché vive a pieno la sua femminilità, non ha remore, non teme i cliché né gli schemi del suo tempo; una donna a cui la tempesta ha distrutto la casa, ma ripulito il cammino. C’è il tentativo di infondere questa sua idea di ferrea femminilità anche alle altre donne incrociate lungo il cammino, tutte segnate dal denominatore comune dell’infelicità. Maltrattate, umiliate, usate. Nulla di più attuale. E anche il destino della nostra protagonista non sarà diverso: la corazza, forte in apparenza, indossata dalla donna forte e risoluta, dall’amante libera e sensuale, cadrà inevitabilmente inciampando nelle mele velenose della vita. Dovrà assaporarle tutte, una dopo l’altra. Senza troppo svelare, le mele rosse di Elvira Trap sono i bocconi più o meno amari che la vita serve, prima o poi, a tutti. La sua, fatale, assumerà le sembianze di un incontro con un uomo dal fascino irresistibile, che le farà tremare l’anima, farà vacillare le sue convinzioni, emotive e sessuali, “le attraverserà la vita”. Questo turbinio di emozioni si tradurrà in un epilogo parecchio sorprendente, tutto da scoprire.

In questo libro, l’ambientazione non fa da cornice, anzi, è essa stessa il vero quadro. Come un mondo fuoriuscito da un dipinto, un affresco naturalistico francese, le Fiandre, la Provenza – luoghi suggestivi e romantici di per sé – sono efficacemente tratteggiati dall’autrice; non mancano il mondo della moda, i colori degli anni ’40 e ’50, la civiltà che rinasce, si rimette in moto e si rimbocca le maniche dopo storiche catastrofi. La musica, l’arte, le feste, la danza, il piacere di “vivere bene”. Per gli amanti del vintage, per i sognatori, per gli appassionati di storie “maledette” ma raffinate e profonde, di quelle che arrivano alle viscere, “Le mele rosse sono velenose” è la lettura più consigliata.

Francesca

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