Libri

Un viaggio incredibile

Dino Veronese è autore di un saggio religioso, pubblicato dalla Kimerik, con il titolo  Il cielo in diretta. Un libro dalla trama molto particolare che può interessare sia i religiosi sia quelli non credenti. Veronese parla della storia di Teresa Neumann che in seguito ad un incidente vede comparire sul suo corpo le stimmate. Ho intervistato l’autore per capire meglio il motivo del suo libro, la sua vita, le sue passioni.

Lei ha scritto un saggio religioso che parla di Teresa Neumann, perché ha scelto proprio la sua storia? Questo libro non è esclusivamente un saggio religioso, può essere considerato naturalmente tale, ma è rivolto a credenti e non.  Tutti, infatti, siamo consci, in modo diverso, dello spirito che vive in noi. Ho scelto la storia di Teresa Neuman per mia esperienza personale nell’entrare in contatto con lei, con le sue visioni, anche se non di persona. L’incontro con la Resl (abbreviativo di Teresa) non è stato privo di traumi. Ha provocato in me una tale accelerazione del mio “percorso di vita spirituale”, un così alto grado di compenetrazione nel sentire e vedere insieme, da risultare un’esperienza fondamentale e indelebile. Per questo Il Cielo in diretta è prima di tutto un viaggio a due, un iter umano e spirituale che fa vedere e porta direttamente al trascendente, al Cielo, a Dio e al suo Cristo.

Un libro molto suggestivo che sicuramente colpisce i cattolici, ma ne possono essere attratti anche i non credenti? Chissà, Il Cielo in diretta potrebbe rivelarsi molto più di una semplice lettura fine a se stessa, potrebbe divenire un ponte verso quel divino nel reale di cui troppo spesso fingiamo di non accorgerci.

Quanto tempo ha impiegato per la raccolta delle fonti e di seguito la stesura del libro? Circa due anni

Nella breve biografia che sono riuscita a reperire su di lei, trovo che, grazie alla frequentazione della scuola religiosa fatta da giovane, ha avuto l’opportunità di approfondire problemi religiosi a cui è sempre stato molto sensibile. Ci può raccontare quali sono stati questi aspetti e com’è riuscito a chiarirli? La ringrazio per questa domanda che comunque ha una risposta semplice. Certamente ho avuto anch’io le mie incertezze, i miei dubbi, amarezze; ho vinto tutto ciò con la fede. La fede e nient’altro. Per quel che riguarda il libro invece il rapporto religioso letterario è sempre stato molto stretto. Lo studio della parola, la sua  musicalità mi hanno sempre appassionato e impegnato nella ricerca.

Lo stile adottato è molto semplice ma contemporaneamente curato e ricercato (intendo per i piani diversi di registro, per rendere meglio le varie situazioni), tutto ciò è stato voluto ad uso esclusivo della redazione di questo testo o le appartiene come forma distinguibile? Lo stile è composto di termini semplici come semplice era il linguaggio della popolana Resl, ma anche, come dice Lei, curato e ricercato, sia quando è quello della più lineare narrazione, sia quando è quello delle visioni più complesse che tuttavia danno alla parola, nella loro libera o serrata scansione, un ulteriore valore poetico e innovativo.  Dice la prof. Cristina Bertazzo nella presentazione al testo ( meglio non saprei dirlo): “di lasciarsi coinvolgere e stupire dalla sua originalità che mi sembra quella di una poesia sotto forma di dramma (o se volete di dramma sotto forma di poesia), libera da modelli già definiti, vicina alla creatività linguistica di grandi autori novecenteschi, come J.Joyce, che so molto amato dall’autore”.

Com’è stata la risposta del pubblico al suo libro? Per il momento debole.

Al momento sta lavorando a qualche altro progetto editoriale? No. Vedremo

 

Anna Pizzini

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