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Recensione “L’Abito invernale” di Sara Alfieri

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Approfondimenti sull’autrice e sul Libro.

“L’abito invernale” è un’opera imponente, una vera e propria epopea famigliare suddivisa in due tomi che ripercorrono le vicende di due famiglie, i Maladian e i Deauville, in un arco temporale che va dal 1942 al 2015.
Ben 73 anni in cui i destini dei componenti delle due casate si intrecciano con quelli di svariati personaggi, amici, parenti e amanti, mentre sullo sfondo gli eventi che hanno segnato la storia dell’umanità scorrono come su una pellicola cinematografica.
Tutto ha inizio nel quartiere residenziale di Riverdale, nel Belmont (Bronx), da una fotografia che mette in moto una serie di ricordi legati tra loro come anelli di una lunga catena, in cui presente e passato si alternano senza sosta.

“Ognuno di noi ha uno spettro, anche se finge di non vederlo.
Esso ci segue da lontano, ci scruta, non ci abbandona.
È un amico che resta fedele, fino alla morte”.


Sono proprio questi spettri a portare il lettore indietro nel tempo, fino al 1942, quando il ventenne Andrè, capostipite dei Maladian, partì dal porto di Bilbao alla volta degli Stati Uniti, con un enorme carico di dolore e vuoto, lasciandosi alle spalle gli orrori di una guerra che gli aveva strappato via i genitori e la sorellina di 6 anni, deportati prima a Drancy e infine ad Auschwitz.
A bordo della nave il giovane lavorò come tuttofare e una volta giunto a destinazione seppe mettersi in luce e farsi strada grazie alla fine arte sartoriale imparata dalla madre.
Una volta ambientatosi nel nuovo mondo, Andrè aprì un atelier insieme all’amico turco Irkudi, avvalendosi della preziosa collaborazione dell’italiano Augusto Diva, il quale fornì alla sartoria “un ineccepibile servizio di lavanderia e stireria” nel locale attiguo.
Sarà proprio Andrè nel 1996 a realizzare per la nipote Carole “l’abito invernale” che dà il titolo all’opera.
Questo “abito azzurro di chiffon in seta purissima” assume un ruolo principale in tutta la storia. È un personaggio a sé stante, silenzioso, ricorrente e determinante, che nell’evolversi delle vicende assume via via significati diversi.
L’abito diventa simbolo di rinascita, libertà e riscatto, ma anche di rimpianto per ciò che, una volta andato perduto, non può essere recuperato, come la promessa che Andrè dovette infrangere abbandonando la fidanzata per fuggire in America o come il legame tra Carole e il resto della famiglia, che una volta spezzatosi sembra impossibile da risaldare.
L’abito invernale” diventa persino il protagonista di un brano musicale.
L’arte di confezionare abiti, infatti, ha una stretta connessione con quella della musica: entrambe hanno dei legami profondi con i personaggi e giocano un ruolo chiave nella loro crescita, nelle loro scelte e nella loro evoluzione.
A queste due nobili arti creative si contrappongono lo sport, nello specifico il tennis, e l’ostentazione del successo, della fama e della ricchezza: è come se l’autrice avesse voluto appositamente marcare il contrasto tra la ragione e il materialismo che animano personaggi come il freddo e talvolta cinico Steven Ross e la bella ma incostante Carole Maladian e la passione e la spiritualità che guidano invece il passionale Simon Deauville e il fragile e timido Robert Ross.
Benché si tratti di un romanzo corposo, impegnativo, ricco di dettagli e intrecci, Sara Alfieri dimostra una grande abilità nel rendere fluida la narrazione grazie a un’ottima padronanza del lessico e a uno stile spigliato, fluido ed estremamente lineare. L’autrice sa infondere un perfetto ritmo narrativo a ogni parte della storia, rendendola appassionante e intrigante.
Sa tratteggiare i personaggi in tutta la loro complessità, guidando il lettore tra le maglie del tempo, tra dissapori e incomprensioni, sacrifici e rimpianti, sogni e passioni, alla scoperta di avvenimenti e segreti che hanno portato alcuni membri di entrambe le famiglie a determinate azioni e decisioni che, a loro volta, come in un effetto domino, hanno avuto ulteriori ripercussioni sulle generazioni successive, collocando il tutto in un arco temporale a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, circa un secolo che già di per sé è stato ricco di novità, rivoluzioni e cambiamenti.
Sara Alfieri ha realizzato un’opera coinvolgente, capace di assorbire i lettori in un turbinio di storie ed emozioni, esortando a riflettere sul peso di ogni singola scelta intrapresa da un individuo e sul modo in cui essa potrebbe influenzare anche l’agire di coloro che appartengono al medesimo nucleo famigliare o che vi orbitano semplicemente attorno.
Allo stesso modo ci mostra come ogni evento, seppur avverso, può portare a un esito insperato.

“Attraverso le avversità si giunge alle stelle”.

Ma nel romanzo c’è molto di più: dalle particolareggiate nozioni sul mondo della sartoria, le tecniche e la lavorazione dei materiali, all’organizzazione delle associazioni, agli interessanti retroscena sul mondo della musica, del conservatorio, del teatro e della recitazione, dalla storia collettiva alla molteplice varietà costituita da tante altre singole storie che fanno da contorno alle vicende centrali.
Con i suoi affascinanti personaggi e un intreccio così ben costruito, “L’abito invernale” si presterebbe molto bene a una trasposizione cinematografica o magari una fiction televisiva a puntate.

L’abito invernale – Tomo 1 e 2
di Sara Alfieri
ISBN: 978-88-9375-988-5
Formato: Rilegato
Genere: Narrativa
Collana: Kimera
Anno: 2019
Pagine: 1234
Disponibile anche in formato eBook

Studi linguistici interrotti, letture che spaziano dalle favole ai grandi classici, dai romanzi d’avventura a quelli di ogni genere; sogni a occhi aperti, immagini di persone inventate. Trova nello scrivere un lento navigare che non tocca mai terra. Ha pubblicato con Kimerik il romanzo “L’abito invernale”. Ha partecipato al concorso KIMERA 2020 con la poesia “Donna autunno”.

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