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A nascondino col dolore

Con tono dimesso, pacato e silente come l’autunno Valentina Cucuzzella ci trasporta nel mondo di Carolina. Carolina è una bambina che cerca di affrontare il suo dolore, di non essere amata e voluta, attraverso la scrittura, le poesie le favole. Saranno le uniche risorse che possiede fin dalla tenera età per combattere il mondo grigio, tetro e anaffettivo della madre. Una madre che possiede “il male d’inverno” , depressione nel quale cerca, in tutti i modi, di fagocitarne anche i figli.

Ma Carolina e suo fratello Gianni sapranno essere l’uno la sponda dell’altra, riusciranno a barcamenarsi nello scorrere lento delle loro vite. Due piccole vite che –  nonostante tutto – avranno fortuna nel possedere una nonna , che se pur malata, saprà dare sempre affetto e ottimi consigli; oppure la zia Angi che con la sua estrosità e il suo veder le cose sempre dal lato buono, indirizzerà Carolina a non farsi travolgere dal grigiore della madre; la zia rappresenterà la miglior figura terapeutica della famiglia.

Una madre che sa essere solo dura e mai comprensiva, assente anche quando è presente, rinfacciando ai suoi figli il dolore che ha dovuto sopportare nel partorirli. Forse lei non avrà mai provato il dolore di essere rifiutata dalla propria madre nonostante non si è fatto nulla di male, che dolore più grande di questo potrebbe sopportare una bambina? Credo che questa domanda, la mamma, nel suo splendido mondo plutonico ed egoistico non se lo sia mai chiesto.

Carolina oramai cosciente di aver creato dolore, per buona parte della sua vita si sentirà costantemente in colpa, inadeguata alla stessa vita, alla ricerca costante di compiacere la donna più importante di tutte, l’unica che non potrà mai darle l’amore e la serenità da sempre cercate. Sarà così che la ragazza si rifugerà sempre nel mondo delle favole, vedere la vita con i colori dell’arcobaleno, un mondo fatato che non può farle male e non può lederla, ma soprattutto vivere in un mondo dove non si sente in colpa, per la sola colpa di esistere.

Il grande circolo vizioso del farsi male innescato dalla madre avrà un lieto fine, quando Carolina, ormai adulta, riuscirà finalmente a comprendere che non potrà mai avere ciò che ha sempre desiderato ma potrà avere altro: la gioia di vivere una vita completamente diversa e avulsa da quella che la mamma l’ha costretta a condurre per più di vent’anni, rinnegando e dissolvendo il ruolo che la donna ha sempre avuto su di lei.

Il riscatto definitivo della ragazza è stato riuscire a comprendere come ottenere una vita piena di colori e non solo monocromatica fatta di grigio, significherà  aver compiuto un passaggio importante  da vittima a vincitrice, vincitrice – finalmente – della sua stessa vita.

Una scrittura piena di figure retoriche, che non complicano la lettura ma la rendono più ricca e pregna di significato per il nostro sentire, fluidificando i concetti altrimenti risultando psicologicamente ostici da assimilare.

Riporto un piccolo brano del libro che particolarmente mi ha colpito:

[…]

Disse: “Sapete un segreto? Il numero di successi nella vita dipende dal numero di carezze ricevute nella vita…”

I due ascoltavano meravigliati. La bambina disse che lei se le era sempre inventate, le carezze. Erano state molto poche.

Allora la zia Angi disse: “Avrai successo. E sai perché? Te lo dico subito, perché tu darai molte carezze. Non contano solo quelle ricevute”.

[…]

Anna Pizzini

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