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Del tempo oscuro” di Silvia Sestito

“Del tempo oscuro” è una raccolta poetica che fa trasumanare, se il sommo Poeta ci concede questo prestito. Siamo di fronte a una silloge di liriche scritte da chi, da un lato, conosce la storia della poesia e il genere poetico nelle sue caratteristiche formali e, dall’altro, sa di cosa si nutre un verso, qual è l’ispirazione giusta, l’intonazione dell’anima perfetta.

La stesura copre l’arco di circa due anni, come ben si evince dalle date apposte in calce a ognuno dei componimenti. Le tematiche spaziano dai sentimenti umani, all’ispirazione data dai luoghi, alle questioni calde – quale è il femminismo -, alle occasioni di festa. Varietà dei contenuti, quindi. Ma ciò che colpisce di più ci fa spostare sul piano formale, alla struttura di queste poesie. Ciò che risalta all’occhio anche di un profano è la brevità dei versi, una punteggiatura irregolare, l’uso sterminato di enjambements che rende tutte le poesie spezzate, frammentarie, ma non per questo ogni singolo verso meno pungente, puntuale e tagliente come lame.

Quella che ci ha colpito di più è, a nostro parere, emblema di tutta la raccolta e, più in generale, del modo di poetare dell’autrice, del suo pensiero. Fredda//la mano//percorre//bianchi fogli//Mentre//già scritto//il niente//della vita. Ellissi del verbo, lessico scarno, poche immagini: tutto è molto più efficace di un lungo testo ricco di vocaboli, ecco la magia e il dono della capacità di sintesi, preziosissima.

La scelta di dare ad alcune liriche il titolo bilingue greco-italiano fa sussultare gli appassionati di letteratura antica. In effetti, questi componimenti brevi e contenutisticamente variegati richiamano un po’ alla memoria generi antichi come l’elegia, l’epigramma, forme rappresentative di una poesia che è nata e sta crescendo, evolvendosi, nella culla della civiltà, nella Grecia arcaica dei secoli VII-VI a.C. I brevi versi di Silvia Sestito ricordano l’efficacia del breve metro del distico elegiaco il quale, con soli due versi e pochi vocaboli, riusciva a rievocare un mondo, una cultura, una realtà “altra” da noi, proprio come riesce la poetessa in questa raccolta – e non è escluso che lei stessa abbia tenuto a mente questi exempla durante la stesura.

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