La pelle profonda
Con grande piacere intervisto Giancarlo Piciarelli, autore e creatore del commissario Blasi, nato nel 2013 con il romanzo Come Quando Fuori Piove. Scrissi una recensione allora, ne ero entusiasta, e oggi, ancora di più con questa intervista. La serie continuò con: I figli della Vedova, Geometria del sangue, Effetto Werther e ultimo La pelle profonda. Belle trame, bella scrittura. Non molto c’è da raccontare su i libri gialli di Piciarelli, sono tutti godibili con trame ben costruite e verosimili, per gli amanti del genere giallo/thriller sono una goduria. Scoprite ora l’autore …
Com’è nata l’idea di scrivere romanzi gialli, ma soprattutto costruire un personaggio come il commissario Blasi? Io scrivo da quando avevo dodici anni, iniziando, come gran parte degli adolescenti che si affacciano al mondo della scrittura, con raccolte poetiche di stile “leopardiano” e con contenuti crepuscolari che avevano come fil rouge il pessimismo, fortunatamente questo modo di fare poesia è scomparso insieme ai brufoli. Ancora oggi scrivo sillogi poetiche anche se i miei sforzi maggiori li dedico alla narrativa. Quindi, considerata la mia età, ho avuto modo di esercitare in modo ampio la mia grafomania ed ho scritto di tutto: sillogi, saggi, commedie e raccolte di racconti l’ultima delle quali Il portatore di anime è forse, dopo la saga del Commissario Blasi, il mio lavoro maggiormente letto. Io generalmente scrivo di notte e in una di queste notti insonni mi sono reso conto che non avevo mai scritto un thriller e ho deciso di provarci. La mia maggiore preoccupazione fu quella di creare un protagonista (nel mio caso un commissario) che si discostasse il più possibile da quello che, grazie alla prolifica penna di Andrea Camilleri, era il commissario per eccellenza nell’immaginario collettivo cioè Salvo Montalbano. Quindi nacque Leonardo Blasi detto Leo una sorta di commissario della porta accanto. Un uomo con una vita sentimentale estremamente movimentata, due matrimoni falliti alle spalle ed un iniziale rapporto con la figlia estremamente conflittuale. Un uomo a volte rude, scorbutico ma con un profondo ma personalissimo senso di giustizia che si farebbe gettare nel fuoco per la sua squadra. Se Camilleri conoscesse Leo Blasi lo definirebbe un “femminaro” fondamentalmente infedele ma sicuramente più innamorato dell’amore in se che delle donne che ha accanto. Ma la sua rudezza e il suo abbandonarsi ad ogni avventura sentimentale sono solo la dimostrazione di una fragilità di fondo tipica “dell’uomo che non deve chiedere mai”. Il primo romanzo della serie Come, quando, fuori, piove doveva ,quindi, essere solo un esperimento ma l’affetto dei lettori è stato tale che in rapida successione sono nati, sempre editi dalla Kimerik: I figli della Vedova, Geometria del sangue, Effetto Werther e ultimo La pelle profonda. Quindi quella che doveva essere una meteora è diventata una costante nel mio modesto universo letterario. Tre dei romanzi sopra citati sono stati poi raccolti nella “Trilogia di Piazza del Popolo” a cui nel 2016 è stato assegnato il primo premio assoluto del prestigioso Holmes Awards.
Il mestiere di giallista non è semplice bisogna tenere in mente molte regole fondamentali, una per tutte: mai ingannare il lettore ma portarlo per mano verso la soluzione. Com’è riuscito a dipanare tante matasse? Le sembrerà strano ma io mi lascio trasportare dal racconto, i miei personaggi mi girano intorno e molti di loro potrebbero essere il serial killer di turno (gli omicidi seriali sono la specialità di Blasi), quindi fino a metà romanzo non so nemmeno io chi è il colpevole, poi una volta individuato, torno indietro, ristrutturo gli eventi e dissemino il narrato di tanti indizi come le mollichine di Pollicino, l’onestà verso il lettore è assoluta e lui alla fine avrà gli stessi elementi di giudizio che ha il protagonista.
Quanto tempo ha impiegato a scrivere ogni romanzo della serie? Io ho la fortuna di essere molto veloce a scrivere, quindi la stesura in se non mi porta via molto tempo, il lavoro più faticoso è quello di ricerca propedeutico alla scrittura vera e propria, nei miei romanzi cerco sempre di non lasciare spazio alle invenzioni letterarie. Per esempio per Come quando fuori piove ho fatto ricerche sul bondage e sulla prostituzione omosessuale; per I figli della Vedova ho studiato a fondo il rito massonico e dato che tutti gli omicidi avvenivano per avvelenamento ho consultato diversi manuali sulla natura ed efficacia delle tossine; per La geometria del sangue mi sono calato nel mondo del Conclave e negli ambienti segreti del Vaticano, utilizzando anche vecchie planimetrie; per Effetto Werther sono entrato nelle stanze del potere politico e per La pelle profonda mi sono documentato su la setta segreta detta “La Scuola di Pitagora” e su i “Solidi Platonici”. Comunque tra ricerche, stesura e correzione di bozze circa sei/otto mesi.
Quali sono state le difficoltà più grandi che ha incontrato nello sviluppare un personaggio per un lasso di tempo così lungo? Indubbiamente la prima difficoltà è stata quella di non essere ripetitivo ma al tempo stesso lasciare un filo di unione tra i vari romanzi come fossero un serial televisivo, in questo il mio passato di sceneggiatore mi ha aiutato. Però, nonostante questo necessario concatenamento i miei lettori mi dicono che i romanzi sono fruibili anche separatamente.
Perché ha deciso di mandare definitivamente in pensione (anche se nel romanzo già lo è) il commissario Blasi, e lei, come suo autore, di riporlo in un cassetto? Veramente fino dal terzo romanzo avevo deciso di interrompere la serie ma ho ricevuto tante e tali proteste dai lettori del tipo Misery non deve morire che sono stato “quasi costretto” a scriverne cinque. Di questa insistenza io li ringrazio perché mi sono affezionato a questo mio avatar letterario che in fondo per metà mi somiglia e per l’altra metà vorrei somigliargli io. Però, tutte le storie belle o brutte che siano prima o poi devono, per essere credibili, necessariamente finire e forse c’è anche un fatto tecnico: io inizialmente ho creato il personaggio di Leo troppo vicino alla pensione quindi dovrà pur fermarsi.
Come sono nate le trame dei suoi romanzi? Le mie sono trame “eucroniche” rappresentano cioè fatti reali in cui si muovono personaggi ed eventi immaginari. Quindi lo spunto basico è sempre dato dalla realtà che spesso, supera in fantasia, il più estroso degli scrittori.
Ora di cosa si occuperà? Di cosa tratterà il suo prossimo romanzo? Sto scrivendo L’ira della farfalla che è la storia della rivoluzione giornaliera di una donna mite come una farfalla che in un momento della propria vita si stanca della sua mitezza conseguenza di una educazione borghese e oppressiva e chi la circonda si renderà conto di quanto potrà essere devastante l’ira di una farfalla.
La scrittura per lei è stata ed è… Sangue e vita.
Anna Pizzini