Sport e Letteratura

L’Italia di Mancini e degli italiani arriva in finale

La Radiocronaca di Francesco Repice – Rai Radio1 è indicativa di come si sente il Paese. Vi è per questa nazionale una grande simpatia (mi ricorda la frequenza emotiva di Spagna 1982, quando l’Italia di Bearzot e Rossi conquistò la Coppa del mondo).
Il bravo Repice partecipa alle fasi di gioco, accarezza con la voce Jorginho e la palla, si intuisce una partecipazione sentita. Perché questa emotività diffusa? Perché questa nazionale è così simpatica?

 

Certo c’è il piacere di un gioco veloce e arioso, che verticalizza spesso e che punta l’avversario cercando di superarlo.
Vi è in questa nazionale un carattere indomito che rende le partire difficili per chiunque.
Credo però vi sia una frequenza ulteriore da analizzare nell’Italia di Mancini.
E’ una squadra unita, un gruppo ma il vero segreto è che è una squadra cangiante/camaleontica.
Si adatta all’avversario, lo studia, i cambi sono sempre tecnici e mai tattici.
Una squadra che somiglia molto al carattere nazionale di un’Italia schiacciata dalla pandemia e da politici rissosi, bastonata dalla finanza da giochi di potere, ma mai indomita.
Una ripresa economica che sfiora il 5% è la prova del temperamento dell’Italia.
Ho sentito dei commenti quasi banali, la Spagna ha giocato meglio (?). Ma come vedono la partita queste firme eccellenti del giornalismo italiano? Era una partita difficile, impossibile e ci volevano i cosiddetti. Col fraseggio non saremmo andati avanti e l’Italia si è adattata, si è messa in modalità sofferenza e ha battuto la Spagna 4-2.
Fine, cioè poi l’arbitro ha fischiato la fine e l’Italia andrà in finale, forse questi grandi giornalisti non si sono accorti.
L’Italia è stata la più forte e ha vinto meritatamente.

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