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Recensione di “Il madonnaro” di Davide Giampietro

Sicuramente tra tutti gli artisti di strada, i madonnari sono quelli che hanno un fascino particolare forse per il carattere sacro delle loro opere. E’ impossibile non commuoversi osservando quelle figure religiose disegnate sulla strada, cosi’ potenti nel loro significato, ma così fragili in un’esistenza destinata a scomparire con il primo piovasco. Bello scoprire con questo libro di Davide Giampietro che dietro la dedizione all’arte religiosa di questi affascinanti pittori di strada ci possono essere oltre che gusti artistici anche percorsi di vita particolari come quello di Pasquale Precario.
La sua storia è ambientata alle pendici del Vesuvio, luogo nel quale già l’abitare presuppone una grande atto di fiducia nell’intercedere della Provvidenza o di San Gennaro, l’amatissimo Santo locale. La scelta del nome di questo simpatico protagonista allude alla sua sfortunata vita lavorativa, tuttavia, mi piace pensare che il signor Precario, più filosoficamente, rappresenti in fondo tutti noi e la nostra caduca posizione nell’universo. A Pasquale capita quello che purtroppo capita spesso nel perfetto ma fragile equilibrio del corpo umano, ma proprio quando tutto sembra perduto, ad una visione onirica della Madonna segue una miracolosa guarigione.
Questa è la vicenda che spinge questo umile e grato Signore a diventare un artista di strada devoto alla “Madonna del Sorriso”, sua personale benefattrice.
Parallelamente al percorso di vita e di fede di Pasquale si compie quello dell’amato figlio, in un teatro e uno scenario completamente diverso che ci riporta alla triste realtà delle guerre contemporanee. Curiosamente anche il figlio in Afganisthan viene salvato dall’intercedere di una donna, una giovane ragazza che generosamente gli presta soccorso dopo un attacco dinamitardo da parte dei talebani. Interessante è proprio il parallelo fra queste due donne, cooprotagoniste di questa bella storia. Da una parte una madre divina, eterea ed onnipotente il cui intercedere rappresenta un miracolo meraviglioso, dall’altra Dakila così terrena, fragile e disarmata di fronte ad una cultura patriarcale e il cui intercedere rappresenta non un miracolo ma qualcosa di ugualmente straordinario, cioè il potenziale sacrificio della sua vita. Mi pare dunque che le Madonne in questa storia siano due e chissà se nella loro apparizione non esista un qualche legame e disegno divino? Leggete questo libro perché è una bella storia di fede, vagamente retro’ ma con un occhio attento alla nostra contemporaneità. Buona lettura!

Ilaria Paradisi

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