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“L’alienazione del bene” di Michele di Donna

Un prima, un durante, un adesso. Questa la triade che scandisce il romanzo di Di Donna. Un romanzo segnato dalla forza dirompente tipica della “novità” che, inevitabilmente, porta a distinguere un prima, un adesso e un durante in cui la “novità” si fa sempre più evidente; da una vita semplice e normale, il protagonista si trova catapultato in una nuova realtà, carica e inaspettata.

Il “prima” è segnato dall’ordinarietà, dalla fame di cambiamento che vira verso un entusiasmo apparentemente immotivato.

Il “durante” è costellato di dubbi, domande, incertezze, dilemmi, fino alla scelta… e l’ineluttabile “adesso”:

Chi racconta è qualcuno come noi, un comune e ordinario agente immobiliare, padre di famiglia che, attratto da una succulenta proposta di investimento su qualcosa che è ancora “niente”, decide di mettersi in gioco e lanciarsi in un’esperienza e in una località segnate dall’incognito, tanto quanto incognito e strambo, seppur affascinante, sembra il personaggio da cui la proposta viene. Si tratta di una storia che si incarna di sensazioni forti e non di fatti reali, una storia in cui ci si muove in direzione di qualcosa che è particolare, forse improponibile, ma è l’istinto a fare da guida. Il turbinio sconvolgente in cui si immergerà, porterà il protagonista a seminare di bugie il suo percorso, come un bambino, a perdere di vista anche gli affetti e a dimenticarsi di chi gli vuole bene, per immergersi nella storia di “altri”, lontani e diversi da lui, marchiati da una tragica vicenda familiare

L’alienazione assume una sorprendente, affascinante e doppia sfaccettatura: da un lato alienazione del bene è un allontanarsi, distogliersi, estraniarsi, da ciò che è giusto; ma, dall’altro, alienazione è anche il pratico atto giuridico che è al centro della trama, un trasferimento di patrimonio mediante vendita.

Il racconto è svolto in prima persona e questo ci catapulta nella vita del protagonista, nelle sue ansie, paure. Ed è lui a raccontarci tutti i dettagli di ciò che vede, vive, incontra. Le descrizioni di paesaggi, ambienti, personaggi ed eventi scorrono in maniera minuziosa e attendibile, puntuale. Assistiamo al lento ma logico snocciolarsi degli eventi, agli incastri, allo svelarsi delle verità come se vivessimo noi personalmente la vicenda. I dialoghi, in questo, risultano fondamentali. Riusciamo a sentire, leggendo le parole dei personaggi incrociati lungo la via, “segnali contraddittori e interferenze ovunque, fuori e dentro di me.”

Francesca

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