Recensione “Piccole storie critiche – Saggi e riflessioni” di Antonio De Santis
Piccole storie “critiche” è una piccola silloge composta da sei racconti in cui l’autore, attraverso una lettura leggera e divertente, illustra l’importanza di valori che non conoscono tempo né età, i sentimenti umani, che spesso vengono trascurati o dimenticati. L’intento è, dunque, quello di trasmettere un messaggio educativo, una morale finale, come quella delle favole.
Decidiamo qui di entrare nello specifico di tre sole storie, per non togliere ai lettori il piacere di una lettura integrale.
Decidiamo qui di entrare nello specifico di tre sole storie, per non togliere ai lettori il piacere di una lettura integrale.
Cinque principesse e un solo regno
Qui regna un’atmosfera fiabesca, fuori dal tempo. Ciò che ci insegna questa storia è il potere dell’umiltà e della semplicità, la capacità di liberarsi dalla brama di potere e dalla ricchezza.
Un re di una non specifica località decide di partire per ispezionare da un punto di vista più etico che amministrativo il suo regno, lasciando alle sue cinque figlie la libera scelta di dividersi i territori per governarli; da questa suddivisione resta sfavorita la figlia minore, alla quale tocca una terra molto povera. Il padre si raccomanda, inoltre, di piantare per ciascuna di loro un albero da frutto così da goderne i risultati al suo rientro e decretare la sua erede ufficiale in base all’arbusto migliore. Anche in questo, la principessa più piccola sembra uscirne sconfitta quando, per curare il proprio albero, decide di rivolgersi alle sue sole possibilità, a differenza delle sorelle che fanno affidamento ai re più ricchi confinanti. L’eredità sarà dell’unica principessa che è stata in grado di coltivare e regnare sui propri territori con le proprie forze, l’acqua del proprio regno e con grande umiltà, ciò le ha portato frutti piccoli ma genuini, unici nel loro sapore, non diversificati e anonimi. Lei sarà in grado di ristabilire l’etica del regno.
Un amore nascosto
Dall’ambientazione più moderna, questa storia affronta il tema dell’amore e della felicità ripercorrendo le vicende di una giovane adolescente messa di fronte a una proposta di relazione amorosa che le provoca una crisi esistenziale. In uno sfogo con la madre in cui si dimostrerà avidamente desiderosa di apprendere i consigli di chi ha vissuto prima di lei, imparerà che la felicità vera dipende solo da noi stessi, e non dall’amore che un partner può avere per noi; che bisogna custodire il proprio cuore come un forziere e donarlo solo a chi davvero lo merita.
Un prezioso dono
A prevalere qui è la tematica religiosa, in un’atmosfera profondamente spirituale e quasi ascetica.
Leggiamo la storia di Amato, un bambino di soli sei anni schernito per la sua fisicità poco forzuta e, molto spesso, escluso dai giochi con i coetanei. Decide così, un giorno, durante uno dei tanti “isolamenti” di andarsene all’avventura per casolari abbandonati; recupera, per caso, il crocifisso di una vecchia cappelletta abbandonata, lo ripulisce e si impegna per farlo avere al Curato. Durante una nuova gita alla volta della cappelletta, vi incontra Giosuè, un falegname, il quale con soli materiali di scarto, ritenuti dai più “inutili” ha restaurato tutta la chiesetta. Gli incontri fra i due si fanno abituali, si scambiano confidenze, Giosuè gli racconta dell’importanza della vita, dell’amicizia, di Gesù. Amato si affeziona a questo carpentiere e si ripromette di rimettere il crocifisso al suo posto, fin quando si accorge di averlo smarrito.
Giosuè fa dono al bambino di una sedia ma, per poterla portare con sé, Amato decide di recarsi sul posto con il padre e il Curato stesso, fino all’amara scoperta: la chiesa è di nuovo fatiscente, e del falegname neanche l’ombra. La verità non tarderà a essere scoperta: Amato ha ricevuto la grazia di incontrare Gesù e questo lo farà diventare il re Amato – di nome e di fatto – di un prospero regno.
Lo stile impiegato da De Santis è semplice, schietto, non retorico né ricercato; l’assenza di ornamenti e giri di parole rende la lettura scorrevole, piacevole e permette al lettore di concentrarci al meglio sul messaggio di ogni racconto.
di Antonio De Santis
ISBN: 978-88-5516-545-7
Formato: Rilegato
Genere: Racconti
Collana: Percorsi
Anno: 2020 – Mese: settembre
Pagine: 76
Disponibile anche in formato eBook
ISBN: 978-88-5516-545-7
Formato: Rilegato
Genere: Racconti
Collana: Percorsi
Anno: 2020 – Mese: settembre
Pagine: 76
Disponibile anche in formato eBook
Antonio De Santis è nato a Campi Salentina (LE), una cittadina nel nord del Salento. La letteratura e la scrittura hanno accompagnato quasi da sempre la sua vita, per questo ama scrivere romanzi, poesie e racconti di saggezza. Nel 2016 ha pubblicato, per la Casa Editrice Europa Edizioni, la raccolta di poesie dal titolo Lungo… la strada; nel 2017 Mi chiamo Pinuccio e puzzavo di pecora, con la Casa Editrice Kimerik, romanzo ambientato nel Salento dagli anni ’60 ai ’90. Tra le altre pubblicazioni si menziona Un amore nascosto, inserito nell’antologia Amore e Psiche, Casa Editrice Kimerik (2018).