Sicilia

Storia della Sicilia: Preistoria

La più antica traccia umana rinvenuta nell’isola risale al Paleolitico ed è ubicata nei pressi di Marina di Ragusa, in contrada Fontana Nuova. Si tratta di un riparo sotto roccia che si apre nei pressi di un crinale roccioso a circa 3 km dalla costa, a 145 m sul livello del mare. Il riparo naturale è largo 8 m, profondo 2 m, ed alto fino a 3 m in alcuni punti. Qui fu reperito diverso materiale litico (raschiatoi e lame da taglio). I 212 reperti archeologici (136 strumenti in selce e 76 schegge di lavorazione) sono esposti al museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Secondo lo schema del Laplace all’epigravettiano antico risalirebbe un complesso scavato agli inizi del XX secolo nei pressi di Canicattini Bagni, alcuni ritrovamenti nell’entroterra siracusano e nella grotta Niscemi nel palermitano. In questa le pareti presentano incisioni rupestri zoomorfe. Al cosiddetto epigravettiano evoluto, la grotta di Cala dei Genovesi a Levanzo e il riparo di San Corrado nell’entroterra siracusano. All’epigravettiano finale, la grotta di San Teodoro Acquedolci, la grotta Corruggi (presso Pachino), la grotta Mangiapane e il riparo del Castello di Termini Imerese.

 

La presenza umana nell’area palermitana è attestata sin dall’epoca preistorica dai graffiti e dalle pitture rupestri delle grotte dell’Addaura: figure danzanti in un rito magico propiziatorio, forse “sciamani” di un popolo non identificato che abitò l’isola. La grotta del Genovese, nell’isola di Levanzo fu abitata dall’uomo tra i 10 000 e i 6 000 anni prima di Cristo. Altre grotte dell’isola, dei Porci, di Cala Tramontana, di Punta Capperi hanno fornito materiale risalente al paleolitico superiore. L’analisi stratigrafica al carbonio-14 ha indicato l’anno 9230 a.C. (epigravettiano evoluto): la presenza nella sequenza stratigrafica di un frammento calcareo di notevoli dimensioni, con un bovide inciso, di stile del tutto affine alle raffigurazioni parietali sulle pareti, ha permesso di ottenere questa datazione assoluta. La grotta dell’Uzzo all’interno della Riserva naturale orientata dello Zingaro presenta analoghe tracce di insediamento.

 

Scavi a Lipari hanno prodotto testimonianze stratificate delle civiltà che dal Neolitico (VI millennio a.C.) in poi hanno colonizzato l’isola. Lipari era un centro di produzione di ossidiana e di ceramiche. Significative le rovine di un villaggio neolitico sul promontorio di Capo Graziano a Filicudi. Non è tuttavia ancora chiara l’identità o la provenienza dei primi abitanti dell’isola.

Il capoluogo siciliano fu fondato come città-porto dai coloni Fenici di Tiro (l’odierno Libano) intorno al 734 a.C. Come luogo d’insediamento scelsero un promontorio di roccia prospiciente il mare contornato da due fiumi che corrisponde alla zona attualmente occupata dalla cattedrale di Palermo e dalla villa Bonanno.

Nel secolo VI la costa occidentale dell’isola apparteneva ai Cartaginesi, fondatori di Zyz, Mozia e di Solunto. Rimaneva importante anche la presenza degli Elimi, che furono i fondatori delle città di Eryx e Segesta.

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